Sembra ormai assiomatico che il 3° Millennio sia caratterizzato dalle celebrazioni mondiali di ogni cosa possibile e immaginabile.
È indicativo, per la maggior parte della gente, portare qualche esempio: il 20 ultimo scorso è stata la Giornata della Memoria Transgender, il 21 della Televisione, il 22 della Filosofia, oggi è quello contro la Violenza sulle Donne, e così via come tutti gli anni e con tutti i rituali obbligatori, come il corteo (con relativo comizio) dei “confederali”, le apparizioni dei politici nei luoghi “strategici” e naturalmente qualcuna anche con l’immancabile concertone a Piazza San Giovanni a Roma.
C’è da supporre tuttavia che più che festeggiamenti si tratti di un auspicio ovvero di un rito propiziatorio come accade tra le popolazioni meno “progredite” che si radunano in un determinato momento perché sperano possa avvenire qualcosa di “eccezionale”, di lungamente atteso, come, ad esempio, l’arrivo della pioggia.
E lo fanno perché non hanno altra alternativa che affidarsi al prodigio.
II punto è proprio questo.
In genere si festeggia chi sta in buona salute, chi vive e prospera e si spera possa continuare serenamente nel proprio cammino.
In questo caso la situazione è un po’ diversa e soprattutto decisamente paradossale.
Si celebra quello che non c’è o non c’è più come un soldato caduto in battaglia.
E non è nemmeno il caso di richiamare i dati sempre più allarmanti su quello che ormai è considerato lo ‘sport’ più in voga in tempi di pandemia, tanto da compulsare l’ONU a dedicargli una Giornata Mondiale: l’occupazione abusiva di alloggi, come l’ultimo caso portato alla ribalta in questi giorni dell’ex professoressa 90enne uscita di casa per andare a trovare i parenti, ma non può più rientrare perché degli estranei gliel’hanno occupata abusivamente. I mobili e gli altri beni sono stati poi distrutti e gettati in strada.
L’episodio è avvenuto il 9 novembre scorso, in via Egiziaca a Pizzofalcone, nel quartiere “chic” di Chiaia della I Municipalità. Alla povera vecchietta ormai non rimane che rivolgersi ad un avvocato per adire il Tribunale competente al fine di ottenere la restituzione (o il rilascio) del bene, o in alternativa rivendicarne la proprietà.
Alla luce di questi paradossi sarebbe più giusto allora parlare di solidarietà e non di commemorazione, una specie di raduno tra ex-condomini chiamati a ricordare quello che è accaduto e a non dimenticare.
Ecco un’altra anomalia del nostro “vivere civile”, il perpetuare di situazioni anacronistiche e che dovrebbero impegnare semmai i promotori in altri ambiti, vale a dire che dovrebbero darsi da fare concretamente mettendo da parte speranze e auspici, soprattutto quando appaiono, come in questo momento, listati a lutto o nel migliore dei casi come un reperto d’antan.