Ma com’è possibile che un intero Ospedale sia bloccato perché il Laboratorio di analisi rifiuta le prenotazioni allo sportello?
Nonostante Cava sia privilegiata perché ha la fortuna di usufruire di due organizzazioni sanitarie, purtroppo la sanità cavese ha più croci che delizie.
La nostra città ha due presidi sanitari, l’Asl col relativo ambulatorio cittadino in Via Gramsci, e l’Ospedale Santa Maria dell’Olmo che fa parte della Azienda Universitaria degli Ospedali Riuniti Ruggi D’Aragona di Salerno, la quale si ispira alla prestigiosa Scuola Medica Salernitana, una storia millenaria alle spalle giacché risale all’anno 817, probabilmente il più antico Ospedale italiano, nonostante quello fiorentino di Santa Maria Nuova si accrediti come il più antico del mondo, ma sia stato istituito solo nel 1288, cioè 488 anni dopo.
All’Azienda Universitaria degli Ospedali Riuniti Ruggi D’Aragona di Salerno fanno capo, oltre alla struttura centrale salernitana del San Leonardo, anche l’Ospedale metelliano, il Presidio di Castiglione di Ravello, il Presidio ospedaliero G. Da Procida di Salerno e l’Ospedale Fucito di Mercato San Severino.
I cavesi ci tengono, ovviamente, a conservare l’Ospedale cavese, e non tralasciano occasione per richiamare all’attenzione della popolazione, ma pure dell’amministrazione locale, nonché della direzione del Ruggi e, di rimando, del Governatore De Luca, affinché la struttura metelliana non solo sia lasciata in vita, ma sia pure potenziata.
L’ultima manifestazione in tal senso è stata quella degli studenti in cavesi i quali, in data 7.11, nonostante la pioggia, hanno fatto un partecipato presidio in Piazza Abbro a difesa dell’Ospedale cavese ma anche di quello di Castiglione, che pure sembra a rischio chiusura.
Sappiamo bene come funzionino gli altri Ospedali che fanno capo al Ruggi, e dispiace constatare che solo quello cavese non sembra all’altezza degli altri, almeno per alcuni servizi che pure sono basilari per la salute delle persone.
Mi giunge, infatti, la segnalazione di un paziente cavese, peraltro amico, cardiopatico, che deve fare un controllo cardiaco prima del quale c’è necessità di fare una serie di analisi di laboratorio.
Il paziente ha pensato di fare tali accertamenti presso il laboratorio di analisi dell’Ospedale, come aveva fatto in precedenza, ma ha avuto la sgradita sorpresa che la prenotazione non può più essere fatta, come in precedenza, allo sportello, ma esclusivamente telefonando allo 089.9926396, ma solo dalle ore 12,00 alle ore 13,00; la distaccata operatrice ha avuto la compiacenza di avvertire che, essendo le richieste numerose, il telefono è sempre occupato, quindi bisogna insistere fino a quando la linea non sarà libera.
Il poveretto ha insistito per una intera ora e per parecchi giorni, poi, esasperato, si è rivolto a un laboratorio di analisi privato, e ha scoperto che tutte le analisi da fare avrebbe dovuto pagarle per intero in quanto la Regione Campania ha bloccato i trasferimenti di fondi alle strutture private, quindi fare le analisi privatamente sarebbe costata una somma esorbitante, un salasso che il poveretto non poteva permettersi.
Ma non si è perso di coraggio, grazie alla disponibilità di un amico si è messo in macchina ed ha raggiunto l’Ospedale Fucito di Mercato San Severino, dove in pochi muniti ha prenotato, allo sportello, le analisi di laboratorio necessarie, e la visita cardiologica: così ha risolto il problema, pagando solo i relativi ticket (le strutture pubbliche non sono penalizzate dal mancato trasferimento di fondi regionali al quale sono soggette le strutture private).
Che senso ha, mi chiedo, tenere in piedi una struttura nella quale i servizi più elementari, come il laboratorio di analisi, non funzionano?
Che senso ha tenere aperto un reparto di cardiologia che non può svolgere il suo ruolo perché il reparto di analisi di laboratorio si blocca per una prenotazione?
Che senso ha tenere aperti tutti gli altri reparti per una deficienza del Laboratorio di analisi? Probabilmente il Laboratorio è disponibile solo per i ricoverati?
In pratica la impossibilità di prenotare analisi di laboratorio direttamente allo sportello costituisce un collo di bottiglia che penalizza tutto il complesso ospedaliero, e che lo rende indisponibile a una comunità di circa 60.mila persone, molte delle quali ha necessità di controlli periodici, ma non di ricoveri.
La conclusione di questa nota mi porta a ribadire ancora una volta ciò che da tempo sostengo, e cioè che l’Ospedale cavese va chiuso, e che dovrebbe essere trasformato in un presidio di solo pronto soccorso, bene attrezzato e a tempo pieno, collegato al San Leonardo di Salerno tramite eli-soccorso per i casi più difficili.