L’ANGOLO DELL’ANIMA Come sopravvivere al lavoro con un Capo narcisista
Il narcisista non muta nemmeno sul posto di lavoro, qualunque sia la sua mansione e professione.
Ambizione, prestigio, ispirare invidia negli altri, superarli in tutti i modi possibili questi sono i pensieri costanti del narcisista.
I narcisisti sono particolarmente predisposti ad errori di eccesso di sicurezza perché ritengono di essere unici e speciali, tanto da avere il diritto ad ottenere risultati migliori nella vita rispetto agli altri, e di essere più intelligenti e fisicamente attraenti rispetto a quanto essi effettivamente siano.
Per un narcisista l’immagine è tutto, userà qualunque mezzo per elevarla, per portare il suo prestigio, sociale e lavorativo, sempre più in alto.
Per tastare la validità del suo operato ha bisogno di un pubblico assecondante, non semplici persone, ma veri e propri ammiratori, adulatori ed estimatori che sono incantati dalle sue parole e dai suoi racconti, dalle sue gesta e dalle sue svariate esperienze, capacità e attitudini, che poi non corrispondono al vero.
Egli è un personaggio costruito sulla falsa rappresentazione di sé, che sfrutta in ogni ambito, perché in realtà si sente un debole. Il suo senso di sé è grandioso, con desiderio costante di ammirazione, mentre si mostra manipolatore e poco empatico, pur godendo di molto fascino.
Generalmente, infatti, i narcisisti sono i più apprezzati dagli altri e considerati molto attraenti e seducenti, anche da un punto di vista estetico.
Tendenzialmente, infatti, sono persone molto curate, con un look molte volte ricercato ed eccentrico.
Anche il loro comportamento verbale gioca un ruolo: i movimenti, le espressioni del viso, il tono della voce. I narcisisti, infatti, sono molto abili nei contesti sociali, addirittura divertenti!
La loro spiccata tendenza ad essere autoritari, li rende ottimi leader e per questo ammirati, anche come “esempio da seguire”.
Il narcisista è tendenzialmente vendicativo; difficilmente dimentica e non è incline al perdono perché non trova benefici nel farlo. Risolvere i conflitti per lui è quasi impossibile.
Nel caso in cu il narcisista sia il proprio partner si può tentare di escluderlo dalla propria vita, anche se ciò costituisce fatica.
Più complesso è quando si è costretti a conviverci; quando il narcisista è il proprio datore di lavoro o un collega di lavoro, ad esempio.
A quel punto, partendo dal presupposto che i narcisisti si sentono appagati solo quando acclamati e lodati, occorre scendere a compromessi ed esaudire il loro desiderio di ammirazione.
Pur sembrando questo un atteggiamento poco autentico da adottare, talvolta non si hanno alternative, se non questa necessaria condotta comportamentale al loro cospetto, che poi paradossalmente rimane l’unica opzione per assecondare il loro sconfinato ego.
Dietro la maschera di sicurezza e di egocentrismo, nel narcisista si nasconde in realtà una persona fragile e vulnerabile, che non riesce a vivere senza l’approvazione e il riconoscimento degli altri. E che ha dentro di sé una ferita narcisistica. “È un buco nel cuore del narcisista, una ferita aperta e antica, una voragine prodotta alle origini da un genitore che non ha visto, che ha manipolato e che non ha amato”. “Questa ferita narcisistica provocata dai genitori ha creato un grande vuoto interiore.
Durante l’infanzia abbiamo tutti bisogno di conferme, di sentirci considerati e di conseguenza amati. Spesso questa riprova non c’è, anzi arrivano risposte invalidanti e questo crea una ferita narcisistica. Tuttavia questa ferita narcisistica sarebbe necessaria per lo sviluppo del bambino, ma come tutte le fasi è destinata a passare. Rimanere legati alla fase narcisistica porta necessariamente dei problemi. Se sono centrato su me stesso e sui miei bisogni, tanto da non vedere l’altro, difficilmente potrò avere relazioni stabili e durature.
Quindi, la ferita, che lavora a livello inconscio, riguarda soprattutto un mancato riconoscimento, di tipo affettivo. I genitori di questi bambini feriti hanno messo in primo piano solo sé stessi, provocando un disconoscimento dei propri bisogni, dell’affettività e in generale al proprio esserci.
Quando le aspettative idealizzate al proprio interno, non trovano riscontro nella realtà, il narcisista si sente ferito, rivive la delusione derivata dal mancato riconoscimento in età infantile e si genera una rabbia che non gli permette di sviluppare la capacità di capire il punto di vista altrui e di attivare comportamenti costruttivi e funzionali per superare la ferita. Si assiste quindi alla ricerca incessante di ciò che manca, come se il soggetto riproponesse di continuo la delusione infantile, auto sabotando ogni tipo di cambiamento. Le emozioni predominanti, oltre alla rabbia verso chi non ha soddisfatto un bisogno, sono in genere di vergogna ma anche, per compensazione, di grandiosità e onnipotenza.
Per cui nel contesto di lavoro per sopravvivere ad un narcisista è importante prima di tutto evitare lo scontro. Il narcisista interpreta le relazioni interpersonali come uno scambio, basate sul “dare e avere”.
Riuscire a far collimare i propri obiettivi con i suoi potrebbe essere un ottimo modo per creare un’alleanza. Una strategia vincente.
Inoltre, dal momento che il narcisista ha una costante necessità di generare ottima impressione sull’altro, potrebbe rivelarsi un ottimo collaboratore in un team lavorativo, per facilitare e raggiungere gli obiettivi prefissati.
Quando si incontra quindi un narcisista soprattutto nel contesto di lavoro è cosa buona allearsi alle parti più produttive di lui e assecondarlo per facilitargli questa espressione finalizzata agli obiettivi preposti.
La mediazione, la tolleranza, la considerazione e l’apprezzamento del suo operato sono le uniche espressioni comportamentali che possono facilitare il relazionarsi con lui.