Chi sostituirà Sergio Mattarella al Quirinale?
Si avvicina la fine del semestre bianco e quindi la data di elezione del nuovo Presidente della Repubblica che dovrebbe succedere a Sergio Mattarella.
Il mandato di Mattarella termina il 31 gennaio 2022, le operazioni di voto per le elezioni del prossimo Presidente della Repubblica si terranno a inizio febbraio 2022.
Ci sia consentito di usare il condizionale in quanto tanti sperano che il Presidente Mattarella faccia un passo indietro e si convinca ad accettare un secondo mandato, che sarebbe la cosa migliore per il paese e per i cittadini, che eviterebbe il trauma di un nuovo Presidente il quale, se non scelto con oculatezza, potrebbe portare uno scompiglio anche nell’attuale Governo, in un momento che è di estrema delicatezza, visto che nei mesi prossimi cominceranno ad arrivare dall’Unione Europea i finanziamenti miliardari per avviare il paese verso la modernizzazione.
E questa volta c’è una importante particolarità, data dalla circostanza che i finanziamenti in arrivo non sono “a pioggia”, come in passato, ma precisamente finalizzati ad ottenere i risultati imposti, e rigidamente controllati, dagli organi comunitari.
Orbene, se Sergio Mattarella accetterà la rielezione, nulla-quaestio.
Ma se dovesse confermare la sua intenzione di andare in pensione, si aprirebbe uno scenario a dir poco complicato, che potrebbe mettere in discussione anche l’attuale Governo, visto che uno dei possibili sostituti potrebbe essere l’attuale Premier, Mario Draghi, grazie al quale numerosi problemi si stanno risolvendo.
Chi dice che con Mario Draghi al Quirinale non cambierebbe niente dice una grande sciocchezza in quanto la carica di Presidente della Repubblica, sebbene abbia una grande prerogativa di “moral suasion”, in pratica non ha quasi nessun potere reale: il più importante è quello della designazione del Presidente del Consiglio, ma gli altri sono di importanza inferiore, come quello di rinviare una legge al Parlamento se intravede estremi di incostituzionalità o dubbi sulla copertura finanziaria: ma se il Parlamento la conferma, il Capo dello Stato è obbligata a promulgarla.
Quindi una eventuale scelta di Mario Draghi sarebbe per il paese e per i rapporti con l’UE una grande iattura; chi spinge per questa soluzione eventualmente lo fa per liberarsi di un Premier scomodo, che fa parlare tutti, sembra di essere d’accordo con tutti, ma alla fine decide lui, e finora i risultati si sono visti
Detto questo, vediamo chi altro potrebbe sostituire Mattarella.
Dedicandoci per il momento ad esaminare le quattordici candidature, quelle di Pier Ferdinando Casini, Letizia Moratti, Emma Bonino, Gianni Letta, Romano Prodi, Massimo D’Alema, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Marta Cartabia, Marcello Pera, Walter Veltroni, di Paolo Gentiloni, David Sassoli, Dario Franceschini e Francesco Rutelli, riservandoci in un prossimo articolo di parlare dell’autocandidatura di Silvio Berlusconi.
Una rosa di nomi sul tappeto che sembra fatta solo per alimentare il totoelezioni e bruciare la maggior parte di essi.
Molte sembrano candidature di fantasia, come quelle di Letizia Moratti, di Emma Bonino, e di Gianni Letta i quali, al di là degli indubbi meriti politici acquisiti in passato, non sembrano oggi esprimere un potere di coagulo intorno ai loro nomi, ma principalmente non si comprenderebbe quale ascendente potrebbero esercitare sul Parlamento e sui partiti.
Ci sono poi nominativi certamente non tanto benvoluti, come ad esempio quello di Romano Prodi, che, a nostro giudizio, potrebbe essere un buon Presidente; ma a Prodi, nonostante i tanti meriti acquisiti nei decenni e le cariche di grandi responsabilità che ha rivestito, gli viene ancora addebitato di essere stato uno dei grandi sponsor dell’entrata dell’Italia nella Unione Europea e il fautore dell’entrata dell’Italia nell’Euro: questa è una delle più grandi stupidaggini che vengono dette al popolo giacché l’Italia è stata, ottant’anni addietro, l’ispiratrice col famoso “Manifesto di Ventotene” grazie ad Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, scritto nel 1941 nell’isola di Ventotene dove erano esiliati i patrioti italiani sgraditi al Regime Fascista. Quel manifesto costituisce l’origine dell’attuale Unione Europea.
Parlare di Massimo D’Alema sembra inutile: nonostante la sua intelligenza e lucidità, è riuscito ad essere sgradito quando era in posizione dominante, ora lo è ugualmente e per giunta sembra anche contare molto poco, sia nel Parlamento che ne partito.
Maria Elisabetta Alberti Casellati, attuale Presidente del Senato, seconda carica dello Stato, se venisse meno il Capo dello Stato sarebbe la sua sostituta come costituzionalmente previsto.
Non sappiamo esprimere un parere, quale Presidente del Senato ha dimostrato polso e temperamento, a suo vantaggio (o svantaggio, a seconda dei punti di vista) è il fatto che è una donna, certamente non l’avvantaggia la sua originaria appartenenza a Forza Italia, troppo vicina a Silvio Berlusconi il quale certamente non la sdoganerebbe, visto che si sta personalmente accreditando come sostituto di Mattarella.
L’attuale Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, è una donna di spessore, una grande esperta di diritto, tant’è che proviene dalla Corte Costituzionale della quale è stata, prima di assumere la carica di Ministro, Presidente.
Sarebbe una buona candidata, Draghi se ne priverebbe con qualche difficoltà, non ha legami con partiti o formazioni politiche, potrebbe essere la persona giusta per il Quirinale, pure non si è fatta benvolere con il varo della appena approvata riforma della Giustizia, problema che si è trovata a dover risolvere perché lasciatole in eredità, abbastanza pesante, dal predecessore Bonafede.
È comunque una candidata da tenere in considerazione, se venisse eletta entrerebbe al Quirinale una donna di grande spessore e senza precedenti compromessi.
Pier Ferdinando Casini, oltre ad una bella presenza, in questo momento non crediamo che abbia molte altre “chance” anche perché da anni è defilato, non sembra partecipare attivamente alle battaglie o scaramucce nelle quali tutti i partiti sono quotidianamente impegnati; questo potrebbe essere un fattore positivo, ma non crediamo che sarà un candidato sul quale puntare.
Stesso discorso vale per Francesco Rutelli, abbastanza defilato dall’attuale politica.
Ugualmente candidato di bandiera sembra Marcello Pera, ex presidente del Senato all’epoca di Berlusconi; e non crediamo in candidature come quelle di Paolo Gentiloni, David Sassoli, che non riteniamo disponibili ed abbandonare gli importanti incarichi europei.
Davide Franceschini ha un bel carisma e ascendente nei Beni culturali, che da anni sta gestendo con lucidità e successo, ma la sua età riteniamo che lo penalizzi, anche perché non ha mostrato, fino a questo momento, grandi doti di mediazione, è un personaggio che si impegna notevolmente, ma in un settore ben determinato e che, al momento, sta andando benissimo.
Su Walter Veltroni il discorso diventa più complicato, perché per età, esperienza, cultura e precedenti potrebbe essere un candidato forte; ma nutriamo qualche dubbio che ci sarebbe in Parlamento una convergenza tanto coesa da portarlo al Quirinale, comunque è un candidato da non sottovalutare.
Al momento ci fermiamo qui, riservandoci di pubblicare un articolo a parte sull’autocandidatura di Silvio Berlusconi.