Gino Strada, cittadino del mondo e benefattore dell’umanità
E’ venuto a mancare per un malore improvviso Gino Strada, uno dei più grandi benefattori della umanità della fine dello scorso secolo e dei primi due decenni di quello attuale.
Benché nato in Italia e quindi nostro concittadino, riteniamo che Gino Strada sia cittadino del mondo in quanto ha girato vari paesi per prestare soccorso a tanta gente, gli ultimi, quelli che nessuno quotidianamente ricorda più, le vittime di guerre, invasioni, carestie, le vittime di tutti i drammatici episodi che i diseredati di mezzo mondo vivono quotidianamente sulla loro pelle, che vedono i loro bambini morire di fame, di freddo, di pestilenze, di bombe.
Uomo non facile, scontroso, a volte istigante nel senso di incitamento, carattere ribelle ma indomito, è stato in tutte le zone nelle quali era indispensabile prestare soccorso agli ultimi degli ultimi, ma non soccorso teorico, come fanno tante organizzazioni raccogliendo oboli dei quali non si sa quanti effettivamente giungano ai bisognosi, ma con la presenza sua e dei suoi collaboratori, montando ospedali da campo, operando le vittime delle guerre, prestando personalmente e instancabilmente le sue competenze mediche e organizzative a chi ne aveva bisogno.
Per questo ha fondato nel 1994 “Emergency”, una delle Organizzazioni più prestigiose italiane, nota a livello mondiale, la quale in diciassette anni ha prestato assistenza e cure gratuite a oltre 11.milioni di persone vittime delle guerre e della povertà: sul sito è detto che viene curata una persona al minuto.
Non l’abbiamo mai visto ridere, o almeno sorridere, in tutte le sue foto, tutti i suoi filmati, tutti i suoi interventi televisivi il suo viso era sempre serio, nella maggior parte dei casi crucciato, perché viveva intimamente i dolori e i drammi di coloro che incontrava, aveva somatizzato i dolori degli altri.
Uno dei suoi recentissimi aforismi, qualche giorno prima della sua morte, è stato “contro le guerre, dove sono le guerre”; la vissuto per questo.
Luigi Strada – noto come Gino – era nato a Sesto San Giovanni (Milano) il 21 aprile 1948.
Conseguita nel 1978 la laurea in Medicina presso l’Università Statale di Milano, successivamente si specializza in chirurgia d’urgenza. Durante gli anni della contestazione è uno degli attivisti del “Movimento Studentesco”, anche come responsabile nel gruppo di servizio d’ordine della facoltà di Medicina.
Come professionista effettua trapianti di cuore fino al 1988, poi indirizza i propri interessi verso la chirurgia traumatologica e la cura delle vittime di guerra.
Negli anni tra il 1989 e il 1994 lavora con il Comitato Internazionale della Croce Rossa in varie zone di conflitto: si sposta continuamente tra Pakistan, Etiopia, Perù, Afghanistan, Somalia e Bosnia-Erzegovina.
Questa esperienza sul campo assieme alla sensibilità personale del chirurgo alimentano la motivazione di Gino Strada che, assieme ad un gruppo di colleghi, fonda “Emergency“, Associazione umanitaria internazionale per la riabilitazione delle vittime di guerra e delle mine antiuomo.
Dalla sua fondazione che risale al 1994, nei primi 15 anni di attività i pazienti assistiti sono oltre 11 milioni.
Tra i fondatori di Emergency c’è anche la moglie Teresa Sarti, morta nel 2009 (si erano conosciuti nel 1971 a Milano, quando Gino era un giovane studente di Medicina e Teresa un’insegnante di scuola media nel quartiere Bicocca).
Così Gino Strada ricorda la prima riunione: “A casa mia a Milano, fino a ore tarde. Carlo Garbagnati, una ventina d’amici, non tanti medici (erano scettici). E la mia adorata Teresa, che sarebbe diventata insostituibile. Ci fu una cena al Tempio d’Oro, in viale Monza. Raccogliemmo 12 milioni di lire, ma volevamo cominciare dal genocidio in Ruanda e non bastavano. Ne servivano 250. Io dissi: beh, ragazzi, firmiamo 10 milioni di cambiali a testa… Per fortuna venni invitato da Maurizio Costanzo e, puf, la tv è questa cosa qui: in un paio di mesi, arrivarono 850 milioni. Gente che mi suonava al campanello di casa, ricordo una busta con dentro duemila lire spillate”.
Con la sua associazione umanitaria, nell’arco di 25 anni, ha fondato ospedali e punti di primo soccorso in 18 Paesi del mondo.
Gino Strada diviene cittadino onorario della città di Empoli (FI) dal 2002 e della città di Montebelluna (TV) dal 2003.
Nel 2006, durante le elezioni del Presidente della Repubblica è stato votato nei primi tre scrutini.
Nel marzo 2007, durante il sequestro in Afghanistan del giornalista de “La Repubblica”, Daniele Mastrogiacomo, ha assunto una posizione di rilievo nelle trattative per la sua liberazione: “Nel caso Mastrogiacomo rischiai. Mi chiedevo: ha senso mediare? Sì, perché c’era un uomo che rischiava più di me”.
Durante gli anni di attività Gino Strada ha spesso assunto posizioni critiche nei confronti della politica dei governi italiani – guidati da Romano Prodi e Silvio Berlusconi – accusati da Strada di avere portato l’Italia a intervenire militarmente nei conflitti.
In particolare Strada ha criticato il supporto italiano all’intervento NATO in Afghanistan contro il precedente governo talebano, un atto di guerra contro la popolazione afghana, secondo Emergency, in aperta violazione della Costituzione della Repubblica Italiana.
Nonostante la sua intensa attività sul campo, ha scritto anche numerosi libri, dei quali i più noti sono: “Pappagalli verdi: cronache di un chirurgo di guerra” (1999), “Buskashì: viaggio dentro la guerra” (2002), “La guerra giusta” (2005, con Howard Zinn), “Zona rossa” (2015).
Gino Strada si è spento improvvisamente il 13 agosto 2021 all’età di 73 anni, mentre si trovava in vacanza in Normandia, a Rouen.
Poche settimane prima, nel mese di giugno, aveva sposato Simonetta Gola in un matrimonio celebrato nel comune di Milano dal Sindaco Giuseppe Sala (e Massimo Moratti testimone di Gino).
A portare avanti la sua opera rimangono la figlia Cecilia Strada (nata il 12 marzo 1979), la presidente di Emergency Rossella Miccio e i moltissimi collaboratori che collaborano al progetto.
Anche il nostro giornale si unisce al compianto per la scomparsa di Gino, che ormai è entrato a pieno titolo del novero dei benefattori della umanità.