Cava de’ Tirreni, il guardrail di Borgo Scacciaventi e la pasta alla Norma
Mi ero ripromesso di scrivere il meno possibile. Insomma, di auto-censurami. D’altra parte, a fare le pulci a questi nostri amministratori annoia prima me, figurarsi i pochi lettori che ci seguono. Con Servalli e soci è sempre la stessa solfa. Meglio sforzarsi, finché possibile, di non vedere e sentire. E neanche leggere.
E poi, confesso, non mi sono ancora ripreso dalla notizia del bilancio consuntivo del nostro Comune chiuso con un disavanzo di dodici milioni di euro. Peggio di quanto, due mesi fa, a fine maggio, avevo paventato. Beccandomi gli strali dei supporter a vario titolo di questa amministrazione leggi qui: Comune di Cava, il disastro finanziario dei bravi ragazzi.
Si lamentavano che avevo esagerato. Di non aver aspettato “qualche dato in più sul bilancio”. I numeri del bilancio, purtroppo, sono peggiori oltre che pessimi. La faccenda è molto seria e c’è davvero poco da scherzare. Se non si rimettono in equilibrio i conti del Comune, c’è il rischio che la situazione si complichi. E anche di brutto.
La città sarà chiamata di sicuro a fare sacrifici. Nella speranza, però, che si trovi una soluzione a questa delicata situazione finanziaria. Nel bene di tutti. In primo luogo, dei cittadini metelliani. A prescindere dalle loro tendenze politiche.
In un clima del genere, torrido non solo per il solleone, quest’oggi mi stavo dilettando a preparare un prelibato piatto della mia cucina preferita, quella siciliana. Una bella pasta alla Norma, nella variante in voga nella mia famiglia. Dicevo, mancava poco per mettermi a tavola e gustare la mia Norma. Da solo, e in silenzio, alla Montalbano, quando sul telefonino hanno fatto letteralmente irruzione le foto di Borgo Scacciaventi.
Sono rimasto basito. Una sorta di guardrail delimitava due arcate dei portici. Un obbrobrio. Uno sconcio. Quale che sia lo scopo. Chiunque ne sia l’autore. Autorizzato o meno. Provvisorio o no.
E’ singolare che poco dopo, appena pubblicata la notizia dal nostro giornale, che riprendeva un post nel frattempo apparso sui social, questa struttura metallica veniva rimossa. Prontamente rimossa, tanto da lasciare perplessi. Molto perplessi.
Nel frattempo, il consigliere comunale Passa mi informava che nella giornata di ieri, sabato 31 luglio, aveva presentato una interrogazione al riguardo al Presidente del Consiglio Comunale.
Immediati i commenti, i chiarimenti e le precisazioni dei cortigiani oltre che di qualche assessore. Il fatto resta di una gravità inaudita. Tranne Enzo Passa, nessuno degli amministratori comunali si era accorto di quello sconcio. Nessun vigile aveva trovato nulla da ridire.
Eppure stiamo parlando di una delle zone storiche più centrali e pulsanti di vita della nostra città. Non di via S. Antuono, che si perde tra gli appezzamenti di terreno agricolo tra Passiano e S. Arcangelo. E nemmeno della Starza a S. Anna o di qualche angolo di S. Giuseppe al Pennino.
E poi tutto un affannarsi a precisare che era tutto regolare. E perché mai, allora, la struttura è stata rimossa quando sui social è cominciata la sollevazione popolare?
Lasciamo perdere. Non se ne abbiano a male, ma prendiamo coscienza del fatto che siamo una città allo sbando. Siamo come nel far west, ognuno decide per se. Quello capitato a Scacciaventi ieri è solo un esempio.
Tanto per dire, a qualsiasi ora della notte nelle strade cittadine, da via Veneto a viale Marconi, da via De Filippis a via Filangieri, da via Castaldi a via Ferrara, sfrecciano a tutto gas motociclette che fanno sfoggio del ruggito dei loro motori.
Così come auto-discoteche che diffondono rumori molesti ben oltre la soglia dei 60-70 decibel, di notte come di giorno. Vi risulta che qualcuno sia stato quanto meno fermato se non sanzionato?
E il fumo da incendi di sterpaglia a tutte le ore del giorno? E i fuochi artificiali a più non posso, magari per festeggiare la nidiata di cuccioli del cane di famiglia? Vi risulta qualche intervento e magari una sanzione?
Colpa di Servalli e di questa scalcagnata organizzazione comunale? Per carità, ci mancherebbe. La colpa è di noi cittadini. Così maleducati, incivili.
Come, giustamente, sentenzia il nostro vicesindaco Nunzio Senatore. Nel suo pensiero domenicale, ci ha deliziato stamani con una massima da novello Confucio: “Se vogliamo una città migliore ci vogliono cittadini migliori”. E vogliamo dargli torto? Assolutamente no. Condividiamo appieno. Sì, dobbiamo essere migliori, tutti. Migliori dall’ultimo al primo cittadino, passando anche per il vice di quest’ultimo.
Per questo, stando così le cose, ma ve la immaginate la nostra storica villa comunale senza recinzione, sempre aperta, un tutt’uno con la città e i suoi abitanti? Sarebbe di sicuro una conquista di civiltà e non ci sarebbe bisogno di referendum, serio o farlocco. Ci vorrebbero, però, come ci insegna in nostro vicesindaco Nunzio Senatore, dei cittadini migliori di quelli che sono oggi i cavesi.
Al sindaco Servalli, quindi, sommessamente mi permetto un consiglio non richiesto. Tenga sotto stretta sorveglianza la villa comunale, e non solo questa, ma tutta la città. I cavesi devono crescere ed imparare ad essere migliori. E fino a quando ciò non sarà certificato, meglio tenere tutto chiuso e sotto sorveglianza. Se questo sarà possibile. ovviamente…
A proposito. La pasta alla Norma è venuta bene. La prossima volta inviterò ad assaggiarla il nostro caro sindaco Servalli. E per festeggiarlo gli proporrò un altro superbo piatto siciliano a base di pesce: le sarde a beccafico.
Spero che accetti, nonostante qualche ruggine tra di noi negli ultimi tempi. In fondo, continuo a volergli bene. Di sicuro, faremo una cosa piacevole e soprattutto utile. Non dico per la città, ma almeno per noi commensali.