Sembra che la guerra contro il Covid 19 abbia imboccato la strada giusta, perché numerosi sono i segnali i quali fanno prevedere che dalla pandemia ci avviamo ad uscire.
Da lunedì 17 maggio tutta l’Italia è in giallo, fatta eccezione per la Valle d’Aosta che rimane arancione.
Ma sembra che tra breve potrebbero anche migliorare i colori in tutto il paese, parte del quale acquisterebbe il primato del bianco.
Frattanto il Premier Draghi sembra orientato a liberalizzare tutto, come è stato scritto su questo giornale il 18 maggio, in un articolo preciso e sintetico della redazione che riepiloga bene il tutto: chi è interessato può leggerlo su Ulisse on line, cliccando sul Covid, le nuove misure del Governo sulle riaperture.
Ma vogliamo affrontare il discorso da altri punti di vista, e cioè andando ad esaminare le ragioni che hanno condotto a questa svolta.
La determinazione di Draghi e i condizionamenti di Conte
Il Premier Draghi, grazie alla coalizione che lo sostiene, praticamente tutti i partiti, ad eccezione di FdI, ha potuto dare una sterzata alla gestione della pandemia, e si è trovato avvantaggiato rispetto al precedente Premier Conte che era condizionato dalla sua coalizione giallo-rossa.
Inoltre Mario Draghi ha avuto l’accortezza di contornarsi di un gruppo di esperti nei Ministeri chiave, lasciando gli altri meno importanti a vari politici.
Ma Mario Draghi ha pure avuto l’accortezza di lasciare il Ministero della Sanità a Roberto Speranza, una scelta scaltra, così ha fatto capire che non c’era discontinuità con il passato, rassicurando la pletora di scienziati ed esperti che quotidianamente pontifica, ma dai quali non si lascia condizionare, come non si lascia condizionare da Speranza; una furbata? chiamiamola pure così, alla fine è il risultato che conta.
Per la stima che gode Draghi, ci auguriamo che le cose vadano per il verso giusto e che, a fine estate, non capiti ciò che si è verificato lo scorso anno.
La risorsa del vaccini
La sconfitta della pandemia passa prima di tutto attraverso la vaccinazione in massa che, grazie anche al Premier Draghi e al pressante impegno del Generale Figliuolo, sta proseguendo a ritmo serrato; Figliuolo aveva assicurato che avrebbe fatto vaccinare mezzo milioni di persone al giorno, questo risultato non sempre viene raggiunto, ma le cose stanno andando abbastanza bene.
Dall’ultimo rapporto del Ministero della Sanità, ore 18 del 18 maggio, si rileva che in Italia sono state somministrate 28.254.762; il totale delle persone che hanno completato il ciclo (prima e seconda dose) è di 8.999.223.
In Campania 2.591.756 su 2.732.665 dosi consegnate, pari a circa il 95%%.
E’ anche il caso di aggiungere che le dosi di vaccino finora consegnate sono state circa 33.milioni, e ne sono state somministrate oltre 28.milioni (circa l’85% delle dosi pervenute), quindi circa 5.milioni di dosi sono conservate (un certo quantitativo potrebbe essere stato buttato perché scaduto).
La Campania è una delle Regioni più virtuose (insieme alla Lombardia e all’Emilia Romagna): è chiaro che si può fare meglio, ma solo se i vaccini arrivano.
Ma, al dì là della fredda elencazione numerica, è importante evidenziare che la pressione sui servizi ospedalieri è in diminuzione, sebbene rimanga ancora oltre la soglia critica in tre Regioni; la stima dell’indice di trasmissibilità Rt medio calcolato sui sintomatici rimane stabile e al di sotto della soglia epidemica.
Lo scenario positivo si evidenzia anche per l’attenuazione delle quarantene per chi proviene da altri paesi; misure molto restrittive rimarranno ancora in vigore, fino al 31 luglio salvo proroga, solo per chi proviene dal Brasile.
Ma le prospettive future ci danno qualche speranza in più per le altre ragioni qui di seguito indicate.
Vaccino in pillole brevettato a Napoli
L’Università Federico II di Napoli, in collaborazione con la società biotech “Nextbiomics”, ha creato e brevettato un vaccino in pillole contro il Covid-19.
Il vaccino in pillole è innovativo, finora non si era mai sperimentato, ed ha il vantaggio di essere assunto senza iniezione.
All’Università è stato sperimentato per 17 settimane e sembra che i risultati siano buoni: la stimolazione delle risposta immunitaria è positiva e non si registrano effetti collaterali.
La pillola, ovviamente, è il sistema di assunzione più rapido, riduce i costi di gestione, non richiede la presenza di personale abilitato alla somministrazione, rende tutto più agevole.
E visto che anche in futuro con questo o altri virus dovremo convivere, ben vengano anche soluzioni di questo tipo.
Spray nasale anti-Covid
Il 16 maggio è stato comunicato che si sta sperimentando uno spray nasale in grado di proteggere le persone che non possono o non voglio vaccinarsi.
Il prodotto è frutto della sperimentazione di un gruppo di scienziati italiani di un’azienda italo-svizzera, la A.P.R – Applied Pharma Reasearch, il cui Amministratore Delegato, Paola Galfetti, spiega che, in base alle stime, circa il 20-30& della popolazione europea non riceverà il vaccino perché è ancora esitante o le condizioni di salute non lo consentono.
La sperimentazione è già iniziata presso L’Ospedale San Martino di Genova; se andrà bene a fine anno potremo avere in commercio questo spray.
Alla sperimentazione partecipano 57 volontari positivi al tampone. Lo spray deve essere inalato nelle due narici 3-5 volte al giorno, e dovrebbe ridurre la carica virale nelle alte vie respiratorie, prevenendo sintomi più gravi e riducendo la contagiosità.
I risultati dovrebbero essere disponibili nel giro di 4 mesi, se positivi lo spray potrebbe essere in commercio già a fine anno
Un altro valido motivo che spinge verso lo spray è che non è ancora possibile sapere con certezza quanto durerà l’immunità offerta dal vaccino; perciò un medicamento del genere può essere un alleato in più nella lotta contro il virus.
Effetto dei vaccini
L’I.S.S. – Istituto Superiore di Sanità, ha esaminato gli effetti dei vaccini nel nostro paese, giungendo ad alcune conclusioni positive.
La rilevazione è partita a dicembre 2020 e, al momento, i dati ufficializzati sono fino al 3 maggio 2021.
Le probabilità di ricovero o decessi diminuiscono progressivamente a partire dai 15/35 giorni dalla prima somministrazione: si parla dlel’80% di riduzione delle infezioni, del 90% di riduzione dei ricoveri e del 95% di riduzione dei decessi.
Questo spiega, quindi, il programma di liberalizzazione che si sta portando avanti anche nel nostro paese. Non si può non ricordare che negli USA, dove la campagna di vaccinazione è stata molto più pressante rispetto alla nostra, già si parla di non usare più le mascherine, e che nel Regno Unito, che non si è fatto condizionare dai presunti effetti collaterali di AstraZeneca, si registra un morto ogni 24 ore (da noi parliamo ancora di centinaia al giorno).
Seconda dose in vacanza
Per accelerare il processo di liberalizzazione e consentire al settore turismo di riprendersi, si sta ipotizzando che i vaccinati con la sola prima dose potrebbero non rimandare le vacanze perché la seconda dose potrebbe venire iniettata nel luoghi di vacanza, anche in una Regione diversa da quella di appartenenza: l’ha anticipato il Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, e il settore delle vacanze estive lo ha appreso con grande soddisfazione, potrebbe essere una soluzione valida per tirarlo fuori dalle secche della pandemia.
Ma il Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha mostrato qualche perplessità, non in merito al vantaggio che tutto il settore ne trarrebbe, ma per la difficoltà di organizzare in tempi tanto brevi una innovazione del genere. Garavaglia ha lanciato un appello al Generale Figliuolo affinché faccia il possibile per organizzare la cosa entro la prossima estate, ma è alquanto improbabile che si possa riuscire, conoscendo le farraginosità delle nostre strutture burocratiche; infatti Figliuolo, proprio stamattina, ha frenato su questa eventualità, invitando a rispettare le date di somministrazione delle seconde dosi nelle proprie residenze.
E’ facile prevedere, pertanto, che quest’anno non se ne farà nulla, sperando di essere pronti per le prossime vacanze, invernali ed estive.