Insomma, la questione vaccini in Italia è il solito “casatiello”, ma non quello ottimo dell’ex Padre Gigino, che ho da poco finito di gustare, sfornato qualche ora fa da Gigino Petrone nella sua Piramide denominata “U’ Monaco” in quel di Nocera Superiore dove, una volta cacciato dall’acredine acume metelliano, si è rifugiato.
“Casatiello” del quale il nostro Comune non è immune (bella questa assonanza) un ginepraio nel quale io, e tanti con me, cercano di raccapezzarsi, nuotando disperatamente alla ricerca di una matassa della quale poi trovare il bandolo; il problema, però, e che non c’è una sola matassa, ma un groviglio di matasse e, quindi, una miriade di bandoli, e più si cerca, più ci si perde.
E io, meschino, che sono un inguaribile sognatore, mi ero illuso che almeno la conferenza stampa, organizzata dal Comune e dall’Asl provinciale nella mattinata di venerdì 2 aprile, portasse un tantino di luce; macché, peggio di prima, segno evidente che il “caos vaccini” pure nella valle metelliana è un problema irrisolvibile; eppure a quella conferenza ha partecipato non solo il “Cireneo” della sanità cavese, il Prof. Armando Lamberti che è sempre sulla breccia, quotidianamente impegnato a saltellare tra il suo ufficio al Comune e il centro vaccinale di San Francesco, nelle ore che gli lascia libere il suo impegno universitario; al Prof. Lamberti ho tributato il mio personale apprezzamento, che anche qui confermo.
C’era poi il sindaco Servalli, dal quale non si poteva attendere cose diverse da quelle che ha detto: qui a Cava va tutto abbastanza bene, dobbiamo dare una mano a chi è in campo, la città deve essere unita, i due centri vaccinali di Santa Lucia e di San Francesco funzionano alla grande, i tamponi fatti sono oltre 10.mila; non vedo cosa c’entrino i tamponi nel discorso vaccini, ma l’ha detto.
E che i centri vaccinali funzionino alla grande è una opinione sua personale; quello di Santa Lucia, al quale quasi quotidianamente mi reco, funziona a scartamento ridotto, di mattina è sempre chiuso, il pomeriggio quando è aperto manca della più elementare organizzazione, tanto per dire le corsie di accesso e di uscita non esistono, i convocati si ammucchiano senza il minimo distanziamento dinanzi all’entrata e nel vociare concitato non si riesce a capire cosa fare; evidentemente non sono state ancora scoperte le transenne, i megafoni, i regola-file, tutte cose che nella valle metelliana sono di là da venire.
Nel centro di San Francesco non è che la situazione vada molto meglio, identici gli assembramenti, identico il vociare, inutili i richiami degli addetti, le cui voci vengono sovrastate da proteste, proposte, richieste; qui, in verità, vi sarebbero pure gli strumenti per evitare la cagnara, basterebbe usare i lunghi tavoli che i Frati utilizzano per la mensa dei poveri, creare due corsie, entrata e uscita, e basterebbe un solo volontario per evitare il caos, ma evidentemente nessuno ancora ci ha pensato.
Ma in quella conferenza stampa ero molto fiducioso per la presenza del Responsabile dell’Asl salernitana, il Direttore Tecnico Pio Vecchione; mi illudevo che, essendo un tecnico, portasse un barlume di concretezza, di chiarezza e di speranza; purtroppo niente di tutto ciò.
Dal suo osservatorio privilegiato ha intravisto, bontà sua, una efficienza nella somministrazione dei vaccini nella nostra città, alla quale ha fatto un encomio, ma ha anche esortato ad incrementare le iniziative, senza però dimenticare che talvolta (???) i vaccini non arrivano, che nella gente, alle paure ingenerate dai no-vax (ai quali non deve mancare il nostro sentito ringraziamento, maledetti loro – n.d.r.), si è aggiunta quella derivante dalle incertezze di AstraZeneca, che ha comportato una diserzione anche di convocati che non si sono presentati e che lo hanno fatto successivamente, aumentando il caos.
Il dott. Vecchione non ha tralasciato di menzionare operatori sanitari che si occultano, problema certamente esistente, ma ha omesso di dire quali concrete iniziative egli, quale responsabile, ha assunto contro questa gente, ma ora, non ”a babbo morto”.
Insomma, in definitiva, per il Direttore Tecnico dell’Asl qui a Cava tutto va per il meglio, i due centri cavesi funzionano alla grande, il 60% circa degli anziani cavesi sono stati vaccinati, i centri sono aperti dalle ore 8,00 alle ore 24,00, è stata avviata anche la vaccinazione domiciliare (il fatto che siano stati vaccinati solo 10 su 300 è un dettaglio di poco rilievo), a Cava è stata avviata anche la terapia con anticorpi monoclonali, primo comune nella provincia; peccato che qualche quotidiano qualche giorno fa lo abbia smentito, dando notizia che solo entro l’estate sarà pronto in Italia il primo farmaco.
Ma la notizia più eclatante, è stato l’accordo appena sottoscritto con i Medici di base, col quale questa categoria anche a Cava ha accettato alla unanimità, tranne due, di partecipare alla campagna vaccinale già a decorrere dalla prossima settimana.
Bellissima notizia, se fosse vera. Abbiamo controllato la fondatezza parlando proprio con alcuni medici di base i quali hanno smentito quasi tutto.
Prima di ogni altra cosa non è possibile iniziare la prossima settimana, sarà prima necessario organizzare il servizio, dal punto di vista burocratico e normativo; sarà necessario decidere dove farlo, l’opzione è una sala a San Francesco o gli studi privati, come convocare i pazienti ed essere certi che non ci sia accavallamento tra prima e seconda somministrazione, cosa che solo l’Asl territorialmente competente può fare; insomma tutto molto di là da venire.
Allora è legittimo chiedersi: ma è stato un intervento tecnico o politico quello del direttore Tecnico del Distretto? Alla luce delle verifiche, sembra più un intervento politico, e se ora pure i tecnici si mettono a fare i politici, siamo proprio alla frutta, evidentemente non hanno dati reali da comunicare e cercano di arrampicarsi sugli specchi per tentare di dare assicurazioni ai preoccupati cittadini, senza rendersi conto che così aumentano il caos interpretativo, e che ora ne sappiamo meno di prima.
Sarebbe stato meglio evitare di scomodare il Responsabile Tecnico del Distretto, limitarsi solo alla comunicazione istituzionale e politica, migliorandone il tono e la cadenza.