Cava, emergenza Covid… ci vorrebbe un Sindaco con il sangue nella vene
Nella giornata di ieri il sindaco Servalli ha deciso nuove restrizioni per contrastare la pandemia che da un anno ci sta tormentando. Tra le misure adottate, il divieto di stazionamento in particolare nell’area di via Sorrentino, ovvero la zona delle Poste e delle strade del cosiddetto Rione Rizzo. Oltre alla chiusura delle ville comunali, e questa non gli sembrava vero a Servalli e a qualche suo dirigente, visto che la vecchia villa adiacente a Palazzo di Città è aperta da una decina di giorni dopo mesi e mesi di chiusura, mentre la nuova, villa Schwerte, è chiusa da una vita.
Stamani, invece, registriamo delle vibranti proteste sui social per il disagio creato dalla fila di auto, che ha bloccato viale Marconi, dei cavesi in attesa di entrare sotto il mercato coperto per poter effettuare i tamponi per il covid.
Mettiamo insieme queste due vicende, legate purtroppo entrambe all’emergenza dovuta al coranavirus, per un motivo molto semplice, che è quello di sviluppare un ragionamento elementare sul governo della città… appunto al tempo del covid.
Tanto per capirci, la cosa più semplice per chi ha lo scettro del comando è quella di imporre divieti. E che ci vuole. Bastano poche parole e non è necessario neanche avere le idee chiare, anzi. Il vero problema è il governo, la gestione, la prevenzione, il controllo, la verifica. Insomma, emanata l’ordinanza di divieto il sindaco Servalli deve anche preoccuparsi di farla rispettare. Di un sindaco Ponzio Pilato i cavesi non sanno che farsene. Meglio, infatti, non farle queste ordinanze, così non si fa altro che aggiungere ancora più discredito alle istituzioni, contribuendo a delegittimare chi, nei vari ruoli, le rappresenta.
E’ da mesi che i residenti di quella zona della città, e non solo loro, lamentano assembramenti e schiamazzi in tutte le ore del giorno, in particolare nelle ore serali. A qualcuno risulta che la nostra Polizia Municipale, che se non erriamo a via Sorrentino ha un distaccamento, ha operato qualche intervento incisivo, ha elevato una contravvenzione o messo in campo qualsiasi azione buona a scoraggiare questi assembramenti ora ancora più insistentemente vietati dal sindaco Servalli?
Sia chiaro, un po’ di tolleranza e di buon senso sono fondamentali. Nessuna caccia alle streghe, quindi. Se il coronavirus rappresenta ancora un gravissimo pericolo per la nostra vita, è anche vero che c’è una certa stanchezza rispetto a queste pur necessarie regole di distanziamento sociale. A maggior ragione è comprensibile anche una maggiore insofferenza da parte dei più giovani. Tuttavia, una presenza attiva ed equilibrata da parte della Polizia Municipale, e in generale delle forze dell’ordine, nel far rispettare queste ordinanze è quanto mai doverosa ed indispensabile. Diversamente, come dicevamo prima, è meglio non adottare certi provvedimenti. Per i motivi che abbiamo detto prima, ovvero per la credibilità delle istituzioni, ma si risparmierebbero anche tempo, carta e inchiostro.
La seconda vicenda, quella della colonna di auto verso il punto di prelevamento tampone al mercato coperto di viale Marconi, rivela la totale mancanza di coordinamento e di programmazione da parte delle autorità comunali.
Insomma, visto l’aumento dei casi di contagio, da cui poi è scaturita l’ordinanza sindacale di cui dicevamo prima, è prevedibile che ci possa essere un considerevole aumento dei cittadini cavesi che si recano in auto per farsi il tampone e non certo per uno sfizio? Ebbene sì, non ci vuole la zingara. E non ci vuole neanche la laurea per fare in modo, nei momenti di maggiore afflusso, che non si crei un incolonnamento di auto tale da bloccare il normale traffico cittadino, come è successo stamani, grosso modo tra le 9,30 e le 12.
Basta un po’ di buona amministrazione. Senza esagerare, però, appena un pochino di buon governo. Basta utilizzare quel poco che resta dell’esercito dell’assessore ai Vigili Germano Baldi, oppure meglio ancora i volenterosi volontari della Protezione Civile o i tanti volontari metelliani capitanati da uno dei tanti cavalieri senza cavallo che abbondano in città.
Insomma, basta vivere un po’ la città, forse stare un po’ meno nel palazzo, essere un tantino più svegli, avere un po’ di sangue nelle vene e forse voler bene per davvero alla città e ai cavesi.
Forse, però, da questi nostri governanti cittadini e da questo Comune, chiediamo troppo.