L’ex sindaco Messina sul nuovo ospedale: “La proposta di Luigi Petrone è una cosa seria”
Sulla proposta di un nuovo ospedale avanzata da Luigi Petrone, che resta fra Gigino per i cavesi, abbiamo intervistato Alfredo Messina, sindaco di Cava de’ Tirreni dal 2001 al 2005. L’ex sindaco metelliano è convinto non solo della bontà dell’idea ma confida anche sul fatto che, conoscendo le qualità e il carattere di Petrone, l’iniziativa sarà realizzata.
La proposta del nuovo ospedale di Luigi Petrone cos’è: una cosa seria, una lucida follia, una trovata politico-elettorale o l’ennesima presa per i fondelli dei cavesi?
La proposta del consigliere comunale Petrone mi sembra una cosa molto seria, perché risponde ad una esigenza da sempre molto sentita dai cavesi e forse osteggiata dalla politica regionale e provinciale, che ha preferito potenziare le analoghe strutture esistenti nella vicina Salerno ed in Nocera Inferiore, senza considerare che il nostro Ospedale (oltretutto, realizzato nella seconda metà del 1500 da privati benefattori per la cura e l’assistenza delle persone bisognose, fu il secondo nosocomio del Regno di Napoli, dopo quello dei Pellegrini di Napoli realizzato con le stesse finalità) è struttura di interesse strategico per servire ancora più adeguatamente non solo i circa 60 mila abitanti di Cava, ma anche quelli della limitrofa Costiera Amalfitana, in cui già funziona un piccolo distaccamento del nostro nosocomio per le prime e più urgenti necessità della Costiera, che nei mesi estivi conta ben oltre i circa 40 mila residenti, per il notevole flusso turistico internazionale di cui è meta privilegiata.
In seguito nei secoli successivi, in particolare nel corso del 1900, il nostro Ospedale è stato varie volte ristrutturato, purtroppo in maniera mostruosa ed, oltretutto, per nulla funzionale, per l’inserimento delle nuove tecnologie e l’adeguamento alle nuove disposizioni sanitarie, che mal si conciliavano con la struttura edificata cinque secoli prima ed oltretutto senza alcuna possibilità di realizzare adeguati parcheggi.
Conseguentemente, come mi spiegava il mio compianto amico ing. Ernesto Ricciardi di Salerno, rinomato ingegnere edile e strutturista, non conviene mai adeguare una vecchia costruzione alle mutate esigenze tecnologiche ed impiantistiche, perché è più conveniente economicamente ed è più funzionale tecnicamente demolirla e ricostruirla.
Nel nostro caso, ovviamente, il vecchio edificio dell’Ospedale Santa Maria Incoronata dell’Olmo ha una sua valenza architettonica e storica, per cui conviene conservarne la struttura originaria, eliminando tutte le obbrobriose superfetazioni aggiunte nel corso del secolo scorso, per destinarlo ad altri fini pubblici e delocalizzare altrove la struttura sanitaria.
E’ da quarant’anni, a cominciare dal sindaco Abbro, che invano si parla di un nuovo ospedale civico, ora è un’operazione più praticabile? E perché?
Per la verità il professore Eugenio Abbro non era affatto convinto dei quattrini che si spendevano per il potenziamento e l’ampliamento del vecchio ospedale e sognava una diversa struttura, sempre nell’area compresa grosso modo tra il palazzetto dello sport e S. Lucia, ma che io ricordi non mise in campo mai una proposta concreta in tal senso, probabilmente per la pressione dei vari primari e dei vari medici ospedalieri dell’epoca, che preferivano raggiungere a piedi e comodamente la struttura ospedaliera in cui prestavano servizio dal vicino centro cittadino ove abitavano.
Erano altri tempi ed altre mentalità, non più adeguate ai nostri mutati e più attuali stili di vita.
Quindi, di costruire un nuovo Ospedale si cominciò a parlare soltanto nel 2001, quando, appena dopo la mia elezione a Sindaco di questa Città, fu presentato al Comune da privati, per ottenere la relativa variante urbanistica al Piano Regolatore Generale, un progetto di costruzione del nuovo Ospedale civile in project financing, la cui localizzazione era stata prevista a Pregiato e che coinvolgeva i suoli su cui insisteva, ed insite tuttora, il campo sportivo frazionale e quelli limitrofi su cui insistevano i prefabbricati leggeri del dopoterremoto.
La proposta fu scartata dalla nostra Amministrazione, perché la superficie disponibile era esigua e l’insediamento in zona della nuova struttura avrebbe ulteriormente congestionato quella frazione, di per sé già molto popolosa e mal collegata con il centro cittadino e con le altre principali arterie viarie, oltretutto difficilmente potenziabili in maniera adeguata.
In quella sede la nostra Amministrazione, con un’altra sua brillante intuizione dell’allora assessore ai LL.PP. ed Urbanistica, il compianto ing. Umberto Faella, riscontrò che esisteva un’area idonea di circa 40.000 mq. nella zona industriale ed era precisamente quella oggi posta a base del progetto di massima proposto da Luigi Petrone, che oltre ad essere del tutto idonea per la grande estensione del suolo a disposizione, era già coerente con il Piano Regolatore Generale del Comune e con il Piano del Consorzio per l’Area Industriale di Salerno, destinazione urbanistica tuttora valevole.
Inoltre, quella zona era ed è ben collegata sia con la limitrofa strada Nazionale e sia con la via Arti e Mestieri, che dovrebbe collegarsi anche con il completamento del sottovia veicolare, almeno secondo il progetto generale approvato all’epoca dalla nostra Amministrazione e che, purtroppo, a distanza di oltre 16 anni dalla fine della mia gestione sindacale, è ancora fermo al I° lotto che, benché approvato ed appaltato da noi nel 2005, è stato completato ed inaugurato soltanto nel 2020.
Inoltre, la zona è anche limitrofa alla linea ferroviaria Salerno-Napoli che oggi è a servizio del solo traffico locale e, quindi, della metropolitana leggera di Salerno che, con la istituzione di una fermata all’altezza dell’attuale passaggio a livello di Santa Lucia si troverebbe nelle immediate adiacenze del progettato nuovo ospedale.
Sono fiducioso sull’esito della nuova iniziativa di Luigi Petrone
Ma ci vogliono un bel po’ di milioni di euro, non è come tirar su un convento e una chiesa distrutti dal terremoto, o no?
Certamente non è uno scherzo, ma credo di ricordare che nella relazione allegata al progetto è prevista l’istituzione di una fondazione pubblico-privata per il finanziamento, la realizzazione e la gestione del nuovo nosocomio.
E’ vero che la realizzazione di un tale progetto non è uno scherzo ed è certamente più impegnativa della ricostruzione della chiesa di San Francesco eseguita da Luigi Petrone, all’epoca frate francescano e priore del Convento di San Francesco, ma comunque quella impresa fu molto impegnativa e richiese svariati milioni di euro e fra’ Gigino (come all’epoca lo chiamavamo), riuscì brillantemente nell’impresa, non solo ricostruendo la monumentale chiesa del ‘500 (la prima cattedrale di Cava), ma addirittura ad ampliarla in sottosuolo mediante la realizzazione di altre due chiese sotterranee, ricalcando la struttura della chiesa di San Francesco di Assisi.
All’inizio tutti eravamo più che perplessi sulla riuscita dell’intento, ma poi i fatti hanno dato ragione a fra’ Gigino, alla sua pervicace ostinazione ed alla sua indiscutibile capacità imprenditoriale che, comunque, allo stato dei fatti gli vanno riconosciute senza se e senza ma.
Quindi, io sono fiducioso sull’esito della nuova iniziativa di Luigi Petrone e ricordo a me stesso che, anche quando nel 1950 San Pio di Pietrelcina iniziò la costruzione della struttura ospedaliera “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo “ad elevata specializzazione”, con danaro proveniente dalle offerte dei fedeli, nessuno credeva nella sua riuscita, mentre ora quella struttura è una realtà che primeggia a livello nazionale in campo sanitario in tutte le varie discipline ospedaliere.
D’altra parte, si potrebbe pensare di accorpare nella nuova struttura anche gli uffici del Distretto Sanitario e, quindi, la A.S.L. potrebbe partecipare all’iniziativa, cedendo al Comune il suolo di viale Gramsci, su cui dovrebbe sorgere il Distretto, l’edificio del vecchio ospedale e la palazzina Lentini.
Si sistemerebbe così definitivamente Piazza Amabile, utilizzando anche il giardino della palazzina, per creare nel sottosuolo della piazza ampliata il già programmato parcheggio multipiano e si potrebbe adibire la palazzina Lentini all’Assessorato al Turismo ed all’Azienda di Soggiorno e Turismo.
Il Comune potrebbe vendere parte dei garage interrati di piazza Amabile e, nel contempo, capitalizzare e convertire i suoli di viale Gramsci ed il vecchio ospedale, mutandone urbanisticamente la destinazione d’uso e cederli a privati, ricavando da tali operazioni ingenti risorse economiche da riversare nel progetto unitamente ad altri analoghi ed ulteriori investimenti.
Tale riconversione è fattibile, solo se si consideri che nella vicina Salerno ormai interventi del genere sono all’ordine del giorno, come ad esempio la realizzazione del nuovo Grand Hotel Salerno, la realizzazione del Crescent, la riconversione del palazzo delle Poste Centrali, la imminente realizzazione della “Vela” a piazza della Concordia e tante altre analoghe iniziative in via di realizzazione.
Ai comunisti dico che l’iniziativa è molto importante e non bisogna sempre sospettare
Da sinistra, per la precisione dal Partito Comunista, è partito un duro attacco a Luigi Petrone e alla sua proposta di un nuovo ospedale, etichettata come un’operazione a favore della sanità privata. Qual è il suo parere al riguardo?
“Sono ragazzi”, diceva qualcuno prima di me, non ricordo chi e quando.
Ma parlando seriamente, bisognerebbe ricordare al Partito Comunista che se nel 1500 non vi fosse stato l’interessamento di privati benefattori, nostri concittadini, l’attuale Ospedale di Cava non sarebbe mai stato realizzato.
Del resto, la struttura ospedaliera di San Giovanni Rotondo funziona perfettamente e non risulta che sia frutto di speculazioni, ma rende, invece, i suoi servizi e le sue prestazioni sanitarie in maniera ineccepibile, pur essendo stata realizzata ed essendo gestita in maniera privatistica.
D’altra parte la Fondazione ipotizzata dal Petrone prevede la partecipazione di enti pubblici e, quindi, dovrebbero essere coinvolti il nostro Comune, quelli della Costiera Amalfitana, la Provincia, la Regione, la A.S.L. SA1 e dovrebbe fruire delle donazioni e dei lasciti testamentari di privati cittadini, delle entrate di lotterie, di offerte volontarie e di quant’altro potrà tirare fuori dal cilindro la vulcanica mente di “fra’ Gigino”.
L’iniziativa è molto importante e non bisogna sempre sospettare che, sol perché proviene da privati, sia finalizzata a fini speculativi e, perciò, negativa e da scartare, perché nella fattispecie la partecipazione della parte pubblica, che credo avvenga in maniera preponderante, garantirà certamente la massima serietà dell’intervento e la trasparenza della gestione della nuova struttura.
Se fosse io sindaco condividerei appieno e con entusiasmo l’iniziativa
Dall’attuale Sindaco di Cava non è pervenuta ufficialmente nessuna reazione. Lei, al suo posto, come si regolerebbe?
Se fossi io attualmente il Sindaco di questa Città, condividerei appieno e con entusiasmo l’iniziativa, cercando anche di coinvolgere gli altri suindicati enti pubblici interessati alla realizzazione ed alla gestione della nuova struttura ospedaliera ed agevolando tutte le operazioni urbanistiche ed economiche necessarie per la sua buona e repentina attuazione.
D’altra parte, credo di aver dimostrato durante il mio sindacato di avere idee chiare sulle possibilità di coinvolgere altri enti pubblici per il raggiungimento di finalità di interesse del nostro Comune, come ad esempio le permute operate con la A.S.L. per l’acquisizione del suolo dell’attuale piazza Amabile, con l’A.T.A.C.S. per l’acquisizione del deposito delle filovie, l’accordo con il Comune di Tramonti e con la Provincia per la realizzazione della bretella di collegamento collinare con la Costiera Amalfitana, l’accordo con la Regione e con la Provincia per la realizzazione della sopraelevata congiungente la zona industriale della nostra città con il casello autostradale di Castel San Giorno della Caserta-Salerno, l’accordo con le Ferrovie dello Stato per la realizzazione del parcheggio limitrofo alla Stazione Ferroviaria, l’intesa con i Comuni della Costa amalfitana per la realizzazione delle opere pubbliche finanziate con i Patti Territoriali (mediateca ed area mercatale, con parcheggio di interscambio con la costiera), e così via, progetti che, purtroppo, i miei successori spesso non sono stati più in grado di attuare o di completare.
A fra Gigino dico di non mollare, di continuare a fare un’opposizione costruttiva e propositiva
Quali consigli si sentirebbe di dare al riguardo a Fra Gigino e alla lista La Fratellanza?
Di non mollare, di continuare a fare un’opposizione costruttiva e propositiva nella speranza che la loro pervicace azione in Consiglio Comunale e nelle Commissioni Consiliari possa essere finalmente di stimolo per l’Amministrazione Comunale, che da troppi anni si è lasciata andare all’ordinario, cedendo le redini della struttura comunale in mano ai soli dirigenti che, se pur competenti, non manifestano lo stesso attaccamento alla Città che hanno in genere gli Amministratori Comunali, perché eletti democraticamente dal popolo e loro diretti rappresentanti nella gestione della cosa comune.
Invito Servalli a darsi una mossa, di agire con più coraggio ed iniziativa
E un suggerimento non richiesto per il sindaco Servalli?
Di darsi una mossa, di agire con più coraggio ed iniziativa e di sfruttare la grande ed irripetibile occasione di avere il Presidente della Regione Campania, salernitano e suo amico di partito politico e con una mentalità segnatamente imprenditoriale, che lo porta ad intraprendere iniziative sempre spumeggianti e coinvolgenti.
Gli ricordi l’impegno da lui assunto in mia presenza in occasione dell’inaugurazione del primo lotto del sottovia veicolare del Corso Principe Amedeo di finanziare il completamento di quella opera grandiosa che ha ricucito il tessuto del centro cittadino ed ha migliorato e migliorerà ancora di più la vivibilità della nostra città, eliminando gli ingorghi di traffico, le interminabili code, lo smog degli scarichi delle auto ed parcheggi selvaggi nel centro cittadino.
Lo utilizzi per avere in questi altri quattro anni che mancano alla conclusione del rispettivo loro mandato elettorale per far confluire a Cava altre importanti risorse economiche, principalmente per le tante opere pubbliche strategiche da completare o, addirittura, mai iniziate, seppure da tanti anni dalla mia Amministrazione programmate ed i cui progetti giacciono tuttora nei cassetti dell’Ufficio Tecnico Comunale.
L’Ente Comune potrebbe e dovrebbe entrare nella Fondazione anche per dare peso e garanzie?
Credo di aver risposto in precedenza a questa domanda.
Aggiungo solo che il Comune deve essere il primo attore dell’iniziativa, nell’interesse dei propri cittadini, che da sempre anelano a avere una nuova struttura ospedaliera degna di questo nome come è stata fino al secolo scorso, con pluralità di reparti e con primari qualificati.
Purtroppo, negli ultimi anni sono stati soppressi via via vari reparti, addirittura il reparto della maternità, per cui d’ora innanzi sui documenti di riconoscimento dei nostri nascituri nessuno risulterà più nato a Cava de’ Tirreni, ma a Nocera Inferiore o a Salerno.
E non aggiungo altro!
Sono convinto che l’iniziativa – volente o nolente – andrà felicemente in porto
In ultimo, una sua previsione su questa proposta del nuovo ospedale? Si farà o sarà solo un sogno ad occhi aperti?
Se conosco bene Luigi Petrone (che ho conosciuto durante il mio sindacato con rapporti altalenanti), sono convinto che l’iniziativa – volente o nolente – andrà felicemente in porto.
Il suo entusiasmo ed il suo determinismo coinvolgeranno sicuramente il Sindaco e le strutture burocratiche del Comune, costringendoli a prendere in considerazione questa ipotesi, perché l’iniziativa sarà sostenuta a furor di popolo dai nostri concittadini, come avvenne per la ricostruzione della chiesa di San Francesco, quando la partecipazione fu sentita e spontanea da gran parte della cittadinanza che voleva vedere ricostruito un pezzo importante della sua tradizione storica e religiosa.
Lo stesso entusiasmo coinvolgerà certamente l’intera popolazione anche per la costruzione del nuovo ospedale, perché ogni cavese nella sofferenza vuole sentirsi vicino alla propria città ed alla propria gente e non sentirsi straniero in strutture sanitarie di altre città forestiere gestite da personale medico e paramedico non “cavese”.