Intervista al consigliere comunale Raffaele Giordano: “Siamo stanchi di promesse e belle intenzioni, per l’Ospedale di Cava chiediamo fatti”
“La città di Cava ha bisogno di più salute, di servizi, professionalità e probabilmente anche di un nuovo ospedale”
“L’impressione è che il sindaco Servalli non agisca per il timore di contraddire il governatore De Luca. Credo sia mancata una figura che si dedicasse alla tutela della salute sul nostro territorio a tempo pieno, che venisse ascoltata a livelli superiori”
Cavese doc, cardiochirurgo, vice presidente del Consiglio comunale di Cava de’ Tirreni, il dottor Raffaele Giordano è stato eletto alle ultime elezioni comunali consigliere comunale nella lista “Siamo Cavesi”, ottenendo il maggior numero di consensi. Il tema sanità e in particolare le vicende dell’Ospedale metelliano lo vedono da anni impegnato in una costante azione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica cittadina. A maggior ragione lo è ora nelle vesti di amministratore comunale.
Per competenza e linearità il suo intervento all’ultima seduta consiliare sul tema sanità e ospedale è stato apprezzato sia dall’opposizione che dalla maggioranza. Ci indica, in sintesi, quali sono i passaggi più significativi del suo intervento su un tema, quello della salute pubblica, mai così avvertito dai cittadini?
Ho provato in pochi minuti a riassumere il trend gestionale che negli ultimi anni ha portato ad una riduzione graduale dei servizi del nostro ospedale, su tutti quelli dedicati alle donne. Con la perdita della Ginecologia e della Senologia abbiamo perso il doppio bollino rosa, una premialità concessa dal Ministero della Salute e di cuiil “Santa Maria dell’Olmo” poteva farsi vanto. La seconda parte del mio intervento si è incentrata sulla necessità di far attuare per davvero l’atto aziendale, che è il documento con cui l’azienda ospedaliera definisce gli assetti dei vari presidi sul territorio, affinché quelli indicati per la struttura di Cava non rimangano solo numeri su carta. Oltre all’attivazione di tutti i servizi e dei posti letto c’è la necessità di dare una “mission” all’ospedale cittadino, ossia di individuare delle specialità e, in queste, renderlo un’eccellenza. I primi a credere nel loro ospedale devono essere i cittadini cavesi, che devono evitare di scegliere altre strutture quando hanno bisogno di servizi che sono erogati anche dal “Santa Maria dell’Olmo”. Questo perché, in una logica aziendale, se non si raggiungono certi numeri di prestazioni, negli anni i reparti potrebbero essere chiusi. Questo rischio è maggiore per le specialità chirurgiche. Si tratterebbe di un auto-chiusura e noi non possiamo permetterlo.
Quanto al fatto che il mio intervento sia stato apprezzato, devo dire che mi hanno fatto molto piacere le telefonate e i messaggi di tanti cittadini e di persone che lavorano nella sanità. Dalla maggioranza, invece, più che apprezzamento mi aspetto che agisca per tutelare concretamente il nostro ospedale, insomma che dalle parole passi ai fatti.
Come mai l’opposizione, e quindi anche lei, non ha predisposto un ordine del giorno dove venivano messe nero su bianco ed illustrate la posizione e le proposte dell’opposizione. In fondo, non bastava riassumere in alcuni punti il suo intervento?
Se il mio intervento è stato cosi lineare, allora basterà leggere il verbale del Consiglio comunale per seguire le direttive che ho indicato. Credo che l’argomento ospedale non si possa archiviare con una riunione di Consiglio Comunale, con un ordine del giorno o con una commissione saltuaria. L’argomento è molto serio ed articolato, va discusso ed analizzato a più riprese con competenze specifiche. Se la memoria non mi tradisce, un paio di anni fa, dopo l’ennesimo disservizio e sempre in un momento di difficoltà come quello attuale, il consiglio comunale approvò un ordine del giorno proposto dalla maggioranza a tutela dell’ospedale. Era un documento pieno di belle intenzioni e di parole auliche. Gli unici che si astennero, tra le critiche, furono i consiglieri del gruppo “Responsabili per Cava”, il movimento civico nel quale mi riconoscevo pur non essendo consigliere comunale. La scelta di astenersi fu determinata dal fatto che quel tipo di azione proposta dalla maggioranza fu ritenuta insufficiente. Ebbene, la storia ha confermato come pensavamo che quell’ordine del giorno fosse destinato a rimanere “lettera morta”, dimenticato in qualche cassetto. In ospedale, infatti, nel tempo sono continuati i disservizi. Siamo stanchi di promesse e belle intenzioni, siamo stanchi di produrre solo parole e carte. Chiediamo fatti veri a tutela del nostro ospedale. I cittadini ce lo chiedono.
Ad ogni modo, nella prossima seduta della Commissione consiliare presenterete come opposizione un documento su cui aprire il confronto con la maggioranza o vi limiterete a discutere l’ordine del giorno letto in Consiglio e predisposto dall’assessore Armando Lamberti?
In questi giorni, insieme ai consiglieri di Siamo Cavesi Marcello Murolo ed Enzo Passa, stiamo analizzando il documento presentato dall’Amministrazione e redatto dall’assessore Lamberti e dalla dottoressa Paola Landi. Il documento, ad onor del vero, tocca molti punti importanti, probabilmente bisognerà scendere nello specifico e nel tecnico su diversi aspetti e in tempi diversi, ed è proprio per questo che un ordine del giorno non è la panacea di tutti i mali. Sicuramente è un inizio e per questo non ci tireremo indietro dando il nostro contributo di analisi, di critica e di proposta. Mi ripeto e lo farò fino alla noia: ai buoni propositi devono seguire i fatti. Le nostre lettere, se non lette, se non ascoltate, se non applicate, disattendono le esigenze della città e le aspettative dei cittadini. Non bisogna nascondersi dietro numeri o giustificazioni.
A proposito, qual è il suo giudizio sull’ordine del giorno dell’assessore Lamberti e su quello dei socialisti? Dei due documenti cosa ritiene condivisibile e cosa invece da cestinare?
Ho già detto che reputo il lavoro di Lamberti ben articolato in linea generale, bisognerà però semplificarlo in alcuni punti e scendere nello specifico. Ovviamente tutte queste belle intenzioni vanno realizzate. Molti punti in realtà sono in comune con il nostro programma elettorale al quale io avevo contribuito in particolare per le tematiche sanitarie. Penso all’idea di allocare tutti i servizi territoriali in un’unica sede. Noi avevamo in mente l’Hotel de Londre. La ristrutturazione ed il potenziamento dell’ospedale, la casa della salute o l’Ospedale di Comunità, il potenziamento dei servizi domiciliari ed altro sono tutte azioni condivisibilissime. Anche l’ordine del giorno del PSI, che propone di costituire una commissione tecnica permanente, ci trova favorevoli e si può trovare a pagina 1 del nostro programma elettorale. Ora bisogna però decidere chi far partecipare a questa commissione, se costituirla ex novo oppure integrare con tecnici la Commissione consiliare Sanità. Bisognerà dare a quest’organismo degli obiettivi ed un cronoprogramma. Il lavoro non è semplice, ma bisogna che ognuno dia il suo contributo. Soprattutto, bisogna partire: la città non può più aspettare ed assistere inerme che il proprio ospedale sia in balia degli eventi.
A parte i “furti” di personale legati all’emergenza Covid, in questi anni secondo lei sulla vicenda ospedale dove l’Amministrazione Servalli ha sbagliato e in cosa poteva fare meglio, visto che la questione affonda le radici quantomeno negli ultimi venti anni?
Concordo sul fatto che il declino del nostro ospedale sia iniziato oltre 20 anni fa, verosimilmente da quando c’è stato il passaggio dalle USL alle ASL. Con il passaggio all’Azienda ospedaliera universitaria Ruggi di Salerno, poi, abbiamo assistito ad una gestione Salerno-centrica che ci ha penalizzati, soprattutto negli ultimi cinque anni con il mandato di De Luca alla Regione, che in campagna elettorale aveva garantito la volontà di tutelare il “Santa Maria dell’Olmo”, ma che, una volta eletto, ha attuato acriticamente dei tagli. Questo è incontestabile. Oggi a Cava abbiamo meno del 50% dei posti letto indicati sulla carta dall’Atto Aziendale. Io credo che si sia assistito allo spopolamento dell’ospedale in maniera supina. Sicuramente un sindaco non ha compiti gestionali diretti, ma l’attenzione e la salvaguardia della funzionalità dell’ospedale non devono mai mancare. Non a parole, ma con fatti concreti. Faccio un esempio: troppo silenziosamente abbiamo perso i servizi di Senologia ed Endoscopia digestiva. Oggi le donne di Cava sono costrette a girare la Campania per farsi operare, mentre per una gastroscopia alcuni nostri concittadini sono costretti ad andare a Vallo della Lucania o a Sapri. Sono servizi che non richiedevano tante risorse e che a Cava producevano prestazioni e numeri, eppure li abbiamo persi. Invece, oggi “tiriamo a campare” e con la pandemia il precario equilibrio è sicuramente peggiorato. L’impressione che se ne ricava è che il sindaco Servalli non agisca per il timore di contraddire il governatore De Luca. Credo sia mancata una figura che si dedicasse alla tutela della salute sul nostro territorio a tempo pieno, che venisse ascoltata a livelli superiori, e di conseguenza una programmazione che garantisse una maggiore tranquillità nel tempo.
Un’ultima domanda. Immaginiamo la prossima Amministrazione comunale di centrodestra con Raffaele Giordano assessore comunale alla Sanità. I cavesi, in questa ipotesi, cosa dovranno e potranno aspettarsi?
Direttore mi fa piacere se ad immaginarlo è un uomo della sua esperienza. Ma è un’immagine lontana, un forse sì, oppure no. Troppo poco tempo dalle ultime elezioni, troppo lontani dalle prossime. Per il momento vivo questa esperienza da consigliere di minoranza con serenità e curiosità. Sicuramente l’impegno amministrativo per la nostra città ha influito su alcune mie scelte, tra cui quella di ritornare a lavorare in Campania dopo diversi anni trascorsi fuori regione. Per mia natura non ho mai fatto promesse, se non quelle dell’impegno, della serietà, della professionalità e della disponibilità. Anche per questo, forse, i cittadini cavesi mi hanno premiato alle ultime elezioni. Sono sempre stato abituato a metterci la faccia e non mi sono mai sottratto alle responsabilità. Per questo dico con decisione che si è fatto molto poco in questi anni per tutelare la salute sul nostro territorio. La città di Cava ha bisogno di più salute, di servizi, professionalità e probabilmente anche di un nuovo ospedale, adeguato per struttura e servizi agli standard che oggi l’Europa ci chiede. Dobbiamo aprire gli occhi e gettare il cuore oltre l’ostacolo. Solo così lasceremo agli altri qualcosa di meglio di quello che abbiamo trovato. (foto Aldo Fiorillo)
A Cava non è stato distrutto solo l’Ospedale ma anche la medicina del territorio. La prevenzione e il trattamento delle patologie croniche sono prerogative di altri attori. La medicina territoriale nel nostro comune è abbandonata. Non c’è un direttore sanitario da oltre un anno se non uno a scavalco con altri territori, manca quindi un’azione di coordinamento delle attività. I progetti di prevenzione oncologica sono fermi ormai da anni. I medici di medicina generale abbandonati e senza più collegamenti con lo scarso numero di specialisti ambulatoriali. Il Consultorio familiare non ha un ecografo .Il servizio territoriale di diabetologia è svanito tra i fumi delle accuse reciproche tra ASL e Azienda Ospedaliera, ma i malati sono restati!!! . L’assistenza domiciliare territoriale è quasi del tutto assente per mancanza di figure specializzate. Mi fermo qui perchè…non c’è più spazio!!!