Bias è un termine inglese, e significa obliquo, inclinato. Inizialmente, tale termine era usato nel gioco delle bocce, soprattutto per indicare i tiri storti, che portavano a conseguenze negative. Nella seconda metà del 1500, il termine bias, assume un significato più vasto, infatti sarà tradotto come inclinazione, predisposizione, pregiudizio.
I bias cognitivi, in psicologia, sono errori sistematici di valutazione, con creazione di un giudizio che non corrisponde alla realtà; utilizzati spesso per prendere decisioni in fretta e senza fatica.
Gli errori sistematici possono essere visti come delle scorciatoie poco efficaci che il nostro cervello utilizza per risparmiare risorse. Si possono trattare i bias cognitivi come una forma di adattamento del nostro cervello; essi, infatti, hanno effetti sul ragionamento e sul comportamento.
Quando si deve emettere un giudizio, spesso interviene una sorta di risparmio cognitivo che gli psicologi chiamano euristiche.
Le euristiche sono, al contrario dei bias, procedimenti mentali intuitivi e sbrigativi, scorciatoie mentali, che permettono di costruire un’idea generica su un argomento senza effettuare troppi sforzi cognitivi. Sono strategie veloci utilizzate di frequente per giungere rapidamente a delle conclusioni.
Le euristiche sono, dunque, escamotage mentali che portano a conclusioni veloci con il minimo sforzo cognitivo.
Quindi, i bias sono particolari euristiche usate per esprimere dei giudizi, che alla lunga diventano pregiudizi: le euristiche si possono definire come delle strade rapide che seguiamo per affrontare determinati problemi. Quando un’euristica compie un’imprecisione, un errore, ci troviamo di fronte a un bias cognitivo.
In sintesi, se le euristiche sono scorciatoie comode e rapide estrapolate dalla realtà che portano a veloci conclusioni, i bias cognitivi sono euristiche inefficaci, pregiudizi astratti che non si generano su dati di realtà, ma si acquisiscono a priori senza critica o giudizio.
Il ragionamento umano fa ampio impiego di euristiche, scorciatoie di pensiero e modalità rapide e intuitive che esulano dal ragionamento logico. Ciò che rende questi stili di pensiero disfunzionali non è la loro presenza, ma la loro rigidità e inflessibilità, specialmente se ci conduce ad interpretare gli eventi, e noi stessi, in modo irrealisticamente negativo.
Gli errori di ragionamento, quando avvengono in modo sistematico, possono causare problemi, perchè sono alla base di pensieri e credenze disfunzionali, poco realistiche che determinano sofferenza emotiva.
I bias, inseriti nella comunicazione alla quale siamo soggetti ogni giorno, influenzano il nostro pensiero e le nostre decisioni.
Ad esempio, in un periodo come quello attuale, non facile per la sanità, l’economia e la politica mondiale a causa del Coronavirus è bene essere consapevoli delle decine di bias cognitivi ai quali siamo soggetti e agli effetti che hanno sul nostro processo decisionale, per cui, avere un’attenzione al modo in cui si presentano le informazioni può avere un grandissimo effetto sui comportamenti delle persone, come dimostrano i risultati.
I Bias cognitivi sono il rovescio della medaglia delle euristiche, nel senso che hanno lo scopo di rendere l’essere umano “cieco” rispetto a certe informazioni per favorire rapidità e frugalità decisionali.
Negli ultimi decenni la psicologia cognitiva ha chiarito che è impossibile adottare un pensiero esclusivamente razionale perché la mente umana ha incorporato, durante l’evoluzione, una serie di comportamenti intuitivi che hanno consentito all’uomo, fin dal principio della sua evoluzione, di sopravvivere in ambienti ostili prendendo decisioni euristiche.
Le euristiche sono dunque processi di pensiero automatici, sorti durante l’evoluzione, che aiutano il rapido raggiungimento di una soluzione nel momento in cui occorre prendere una decisione in uno specifico contesto. Però, oggi, l’essere umano è immerso in un ambiente molto meno ostile dal punto di vista fisico, ma più ostile dal punto di vista psichico (il sovraccarico informativo e la manipolazione mediatica sono ormai alla base della vita quotidiana).
Diventa dunque importante conoscere il funzionamento di entrambi i sistemi mentali (razionale e intuitivo) che governano la nostra mente.
Tra i bias cognitivi più comuni possiamo identificarne alcuni:
Bias di conferma
A ciascuno di noi piace essere d’accordo con le persone che sono d’accordo con noi e ciascuno di noi tende ad evitare individui o gruppi che ci fanno sentire a disagio. Si tratta di una modalità di comportamento preferenziale che porta al bias di conferma, ovvero l’atto di riferimento alle sole prospettive che alimentano i nostri punti di vista preesistenti.
Bias di gruppo
Molto simile al bias di conferma è il bias di gruppo, che ci induce a sopravvalutare le capacità ed il valore del nostro gruppo, a considerare i successi del nostro gruppo come risultato delle qualità dello stesso, mentre si tende ad attribuire i successi di un gruppo estraneo a fattori esterni non insiti nelle qualità delle persone che lo compongono.
Bias di Ancoraggio
Con questo bias, nel prendere una decisione tendiamo a confrontare solo un insieme limitato di elementi: l’errore è quello di ancorarsi, cioè fissarsi su un valore che viene poi usato, arbitrariamente, in modo comparativo, cioè come termine di paragone per le valutazioni in atto, invece che basarsi sul valore assoluto.
Fallacia di Gabler
Un altro bias cognitivo frequente è la cosiddetta fallacia di Gabler, ovvero la tendenza a dare rilevanza a ciò che è accaduto in passato, così che i giudizi attuali siano del tutto influenzati da tali eventi passati. In virtù di questo bias cognitivo chi ha ricevuto un giudizio positivo nel passato tenderà a ricevere un giudizio positivo anche nel presente, anche a dispetto delle reali prestazioni attuali, che potrebbero essere negative o in calo rispetto a quelle passate.
Nell’errore per somiglianza, apprezziamo nell’altro aspetti simili a quelli che riconosciamo in noi stessi; mentre nell’errore per contrasto, al contrario, apprezziamo i tratti di personalità diametralmente opposti ai nostri: il risultato può portare a sovrastimare negli altri quei tratti che riconosciamo opposti ai nostri. Per esempio se siamo timidi o introversi saremo indotti da questo bias cognitivo a giudicare gli altri più sicuri ed estroversi di quanto siano in realtà.
Bias di proiezione
Simile è il bias di proiezione, per il quale pensiamo che la maggior parte delle persone la pensi come noi. Questo errore cognitivo si correla al bias del falso consenso per il quale riteniamo che le persone non solo la pensino come noi, ma anche che siano d’accordo con noi.
Bias della negatività
Comporta un’eccessiva attenzione rivolta verso elementi negativi, che vengono anche considerati come i più importanti. A causa di questa distorsione cognitiva, si tende a dare maggior peso agli errori, sottovalutando i successi e le competenze acquisite ed attribuendo così una valutazione negativa alla prestazione.
Bias dello status quo
E’ una distorsione valutativa dovuta alla resistenza al cambiamento: il cambiamento spaventa e si tenta di mantenere le cose così come stanno. La parte più dannosa di questo pregiudizio è l’ingiustificata supposizione che una scelta diversa potrà far peggiorare le cose.
Bias del pavone
In relazione a questo bais, siamo indotti a condividere maggiormente i nostri successi, rispetto ai nostri fallimenti. L’uso che la maggior parte delle persone fa dei social è una fotografia esaustiva di questo tipo di bias. Sui social, infatti, le persone tendono a mostrare per lo più un’immagine positiva di sé, tanto da far sembrare la vita di tutti ideale.
Illusione della frequenza
In questo caso, il cervello tende a selezionare informazioni che ci riguardano – per esempio a farci notare donne con i capelli corti se per esempio ci siamo appena tagliate i capelli corti o auto rosse se abbiamo appena acquistato una macchina rossa – il nostro errore di valutazione è quello di credere che ci sia realmente un incremento nella frequenza di donne con i capelli corti o di macchine rosse, cioè tendiamo a sovrastimare la frequenza di informazioni che ci riguardano.
Bias dell’ottimismo
Questo bias ci porta a ritenere l’essere umano più ottimista che realista, nonostante ci piaccia pensare di essere creature razionali capaci di fare giuste previsioni sulla base di valutazioni obiettive.
Questa tendenza a percepire il futuro roseo, anche paragonandolo al passato e al presente, è nota come bias dell’ottimismo e ci riguarda tutti, indipendente dall’età, dal sesso, dalla condizione economica e sociale.
Questo atteggiamento mentale sopravvive generalmente anche in tempi di crisi, di momenti difficili, perché la nostra mente se la cava immaginando un difficile futuro per la collettività ma non per se stessi.
La fallacia di “Gabler” non esiste, si tratta della fallacia del “gambler”, cioè dello scommettitore.
https://it.wikipedia.org/wiki/Fallacia_dello_scommettitore
Noto che si sta diffondendo l’errore in rete, ma non esiste un Gabler che abbia ipotizzato una teoria del genere.
Grazie