Abbiamo parlato, in un precedente articolo, dell’immenso, eccessivo potere del presidente degli Stati Uniti d’America, il quale, giacché il sistema democratico americano non prevede pesi e contrappesi che lo possano bilanciare, come ad esempio nel nostro paese e non solo, risulta sconfinato e pericoloso per quel paese e, da tanti punti di vista, per il mondo intero.
E’ vero che con quel sistema le decisioni vengono adottate in maniera certamente più rapida, e per qualche verso questo è un vantaggio; ma a fronte di qualche vantaggio vi sono tanti svantaggi che andrebbero approfonditi per evitare guai per l’intera umanità.
Questa volta vogliamo focalizzarci su una delle cose più pericolose che il presidente statunitense gestisce, vale a dire la “valigetta atomica”, una valigetta 24.ore che egli deve portare sempre con se, non se ne può mai allontanare perché in ogni occasione potrebbe essere necessario utilizzarla per avviare un attacco atomico, o difendersene.
Vediamo cos’è questa valigetta, che gli americani chiamano bonariamente, forse scherzosamente “Nuclear football – Calcio nucleare”: gli americani sono dei buontemponi, con quella valigetta si rischia la distruzione del mondo e ci scherzano sopra.
Qualcuno la paragona ad una specie di moderno scettro, un simbolo della suprema autorità di un regnante; ma non è sempre stato così, perché questa micidiale valigetta fu introdotta dal Presidente John F. Kennedy, allorquando il mondo rischiò una guerra termo-nucleare a seguito dell’aspro contrasto tra Usa e Urss per la installazione di una base missilistica a Cuba; il contrasto fortunatamente rientrò, ma da allora la “valigetta nera” non ha più abbandonato il polso dei Presidenti che si sono succeduti.
Kennedy, privatamente, si diceva convinto che le armi nucleari fossero utili solo come strumento di dissuasione, essendo “folle che due uomini, seduti ai lati opposti del mondo, potessero decidere di porre fine alla civiltà”, come ha lasciato scritto.
Purtroppo, però, all’epoca nessuno prevedeva che uno del due fosse veramente folle, come ha dimostrato essere Trump, e la storia successiva degli Usa lo ha dimostrato, e nessuno può ipotecare il futuro.
La “Nuclear football” è una valigetta portatile costruita da un robusto telaio di alluminio rivestito di pelle nera, e pesa 45 libbre (pari a circa 20,5 kg) peso eccessivo dei documenti all’interno; si lega al polso di chi la porta con una catena, è dotata di un telefono e di un’antenna satellitare in maniera che sia intercettabile e sia possibile collegarsi anche telefonicamente in qualsiasi punto si venga a trovare.
Contrariamente a ciò che è l’immaginario collettivo, all’interno della stessa non vi è alcun pulsante rosso da schiacciare, ma dei codici tramite i quali viene confermata la identità del Presidente al ”N.M.C.C. – National Military Command Center” del Pentagono, organismo che controlla le minacce nucleari mondiali e può ordinare una risposta immediata, e decidere chi colpire.
Anche su questo ci sarebbe molto da dire, perché risulta che più volte i Presidenti si siano dimenticati della valigetta, talvolta si avvalgono di un militare di alto grado autorizzato a portarla: insomma sembra che un meccanismo di tale portata non riceva l’attenzione dovuta; ma anche nell’altra metà dell’universo atomico, l’URSS, non si presta la dovuta attenzione.
Certo è che se il Presidente o il militare portaborse sono come il generale pazzo che nel grottesco film “Il dott. Stranamore” di Stanley Kubrick -interpretato da Peter Sellers, George C. Scott e Sterling Hayden- giocava a fare il dittatore del mondo, c’è poco da stare tranquilli.
E tanto per tornare alla disattenzione che tanti hanno per questa micidiale valigetta, citiamo qualche episodio.
Nel marzo 1981 il Presidente Reagan subì un attentato, al quale scampò, ma nella sparatoria e nel conseguente caos il militare che portava la valigetta venne separato e non lo accompagnò all’ospedale.
Reagan fu ricoverato all’Ospedale “George Washington”, e perse il “biscotto”, nomignolo attribuito ad un tesserino che il presidente porta in tasca sul quale sono registrati i codici che lo abilitano ad utilizzare la valigetta: è l’unico sistema di protezione esistente; quel “biscotto” venne poi ritrovato nella spazzatura dell’ospedale.
E pure Jimmy Carter ebbe una dimenticanza, perché, mandando i suoi indumenti in lavanderia, dimenticò di togliere dalla tasca questo “biscotto”, che venne recuperato prima del lavaggio.
E pure il Presidente Bill Clinton non fu meno sbadato, e in più occasioni; una è il boccaccesco episodio del 1998 con la segretaria Monica Lewinsky, durante il quale perse il “biscotto”; in un’altra occasione, tornando da un vertice Nato, si separò dall’Ufficiale che portava la valigetta.
L’ultimo episodio che citiamo, tra i tanti, è quello del Presidente Richard Nixon il quale, negli ultimi tempi del suo mandato, anche per effetto dello scandalo del Watergate del 1972, che portò poi all’impeachment e alle sue dimissioni, fu colpito da una forte depressione e nel 1974, in una riunione del Congresso sembra abbia minacciato di prendere il telefono e ammazzare in circa mezz’ora milioni di persone.
Tanto che James Schlesinger, allora Segretario alla difesa, fu costretto a ordinare ai vertici del Pentagono di non dare seguito ad un eventuale ordine presidenziale, ma consultare prima lui o il Segretario di Stato Henry Kissinger.
Questo è un episodio particolarmente significativo perché rivela quanto sia strano il sistema democratico statunitense, tanto che in talune occasioni sono gli stessi diretti collaboratori del Presidente a dare direttive contrarie a quelle che potrebbe dare il Presidente.
Quando si parla di massima sicurezza!
In occasione della recente irruzione da parte dei sostenitori di Trump nel Capitol Hill, è stato rivelato che la stessa Nancy Pelosi, Presidente della Camera, ha parlato con il Capo dello Stato Maggiore del Pentagono, Mark Mller, per prevenire qualsiasi eventuale dissennata iniziativa del Presidente ostile alla proclamazione della vittoria di Biden, incluso l’utilizzo della “valigetta nera”.
Ciò che accade all’attivazione della procedura da parte del Presidente lo ha lo ha rivelato nel 1980 Bill Gulley, allora Direttore dell’Ufficio Militare della Casa Bianca, nel libro “Breaking cover – Il libro nero”, un testo di una settantina di pagine nel quale sono indicate le fasi delle operazioni da eseguire.
Una volta effettuato il riconoscimento del Presidente, il “N.M.C.C.” del Pentagono si attiva per dare seguito all’innesco della procedura, nella quale sono impegnate tutte le forze militari statunitensi, ciascuna con un ruolo ben preciso, tendente ad agevolare al massimo il compito dei missili sui quali viaggiano le testate nucleari, ed a prevenire i contrattacchi da parte del nemico.
Uno scenario apocalittico al quale speriamo di non dover mai assistere, giacché potrebbe significare la fine del genere umano; bene disse Kennedy: le armi nucleari debbono essere solo uno strumento di dissuasione.
Concludendo, torniamo al discorso dai pesi e contrappesi con i quali una democrazia moderna deve tutelare il suo popolo e l’intera umanità.