Lo sviluppo del Mezzogiorno non è più un elemento fondante della Repubblica, non è più una missione nazionale. La riforma del Titolo V ha contribuito alla disunità nazionale
E’ il tempo di affrontare l’argomento trattato anche da diversi autorevoli autori per stigmatizzare un percorso istituzionale volto a favorire il riscatto, la ripresa, l’indipendenza del nostro grande, immenso, meraviglioso Meridione ancora fermo molto prima di Eboli.
Viespoli: “C’è voluta la pandemia per parlare del disastro della riforma del Titolo V”.
L’ex sottosegretario: “Destrutturata l’architettura dello Stato, sconvolti gli equilibri. Cosi il Sud è fuori dalla Costituzione” by Giovanni Vasso 13 Novembre 2020 in Le interviste, Politica 0.
“Ho rischiato la paranoia per l’insistenza, quasi solitaria, nel denunciare l’impatto disastroso della scellerata riforma del Titolo V sul sistema Paese. C’è voluta la pandemia perché con Cuperlo qualche mese fa e Galli della Loggia alcuni giorni fa, finalmente, si aprisse un dibattito pubblico sugli effetti devastanti prodotti dal “neoregionalismo” post-2001″. L’ex sottosegretario Pasquale Viespoli conosce benissimo il tema delle autonomie locali e la sua posizione sulla questione, finora soltanto sfiorata nel dibattito pubblico, nota. Giorni fa, però, un lungo e interessante editoriale firmato da Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera ha riacceso i riflettori sul disastro istituzionale determinato dalla riforma del Titolo V. Con l’emergenza Covid e il protagonismo dei governatori, le lacerazioni temute e annunciate da anni si sono, puntualmente, verificate.
Da idea-forza a problema: le autonomie regionali sono al tramonto?
“La riforma del 2001 ha destrutturato l’architettura e gli equilibri istituzionali. L’accentuazione autonomistica ha svuotato lo Stato nazionale di ruolo, funzioni e autorità.
Anziché Stato forte con forti autonomie, la riforma ha determinato si autonomie forti ma ha indebolito lo Stato, tra l’altro in un quadro confusionario reso conflittuale dal labirinto della legislazione concorrente nelle sovrapposizioni dei poteri che ha alimentato un enorme contenzioso istituzionale. Certo ha ragione Galli della Loggia quando scrive che col nuovo articolo 114 si pone lo Stato sullo stesso piano del Comune, della Provincia, della Citta metropolitana. Con il passaggio dalla verticalità all’orizzontalità delle istituzioni, lo Stato viene sostanzialmente retrocesso. La verità che sta riemergendo che l’obiettivo di quella riforma non era la volontà di intervenire sulle istituzioni ma è da rintracciare nelle più banali ragioni del consenso. Fu una manipolazione della Costituzione, da parte del centrosinistra, a fini elettorali ed elettoralistici con l’obiettivo riconquistare terreno sullo scenario settentrionale, recuperare consensi al Nord e sottrarne alla Lega e al centrodestra”.
Per Galli della Loggia una delle conseguenze macroscopiche sta nella perdita di una visione nazionale, tanto nelle istituzione che nei partiti…
“Nel corso degli anni ci siamo ritrovati un sistema politico centrale sempre più delegittimato con la sparizione dalla scena di partiti che si richiamavano alla dimensione nazionale. Si aggiunga che dentro questa lunga delegittimazione della politica ci si ritrova con governi sempre più fragili e privi di leadership, sempre più deboli. Tra l’altro, tutti dentro il vecchio sistema parlamentare e rappresentativo mentre i governatori (che non a caso sono definiti così) delle Regioni hanno trovato una più forte legittimazione popolare per via dell’elezione diretta. La modifica costituzionale è stata accompagnata da questo processo che nella delegittimazione della politica colpisce il centro, inteso come Stato. Ma c’è ancora un’altra cosa che stenta a emergere…”.
E cioè?
“Quel che ancora non emerge è la questione del Sud all’interno della Costituzione. Ne parlammo nel 2014 alla Camera di Commercio in un convegno a Napoli. C’erano Adriano Giannola dello Svimez, il professor Tammaro Chiacchio, Marco Esposito e l’ex presidente della Regione Stefano Caldoro. Con Mario Landolfi ribadimmo con forza che la riforma del Titolo V aveva cancellato il Sud dalla Costituzione. Galli della Loggia, nel suo intervento si sofferma a lungo sugli articoli 114 e 116. Io aggiungo alla riflessione il “rinnovellato” articolo 119. Si vadano a comparare il vecchio e il nuovo testo: nella stesura attuale, il Sud non c’è più ma compare l’autonomia differenziata. E evidente che togliere dalla Costituzione il Mezzogiorno abbia un forte valore simbolico. Facendolo, s’è rinnegata una delle ragioni fondamentali del patto costitutivo, cioè il superamento del dualismo territoriale e il tema dello sviluppo del Mezzogiorno che non è più un elemento fondante della Repubblica, non è più una missione nazionale. La riforma del Titolo V ha contribuito alla disunità nazionale”.
In che senso?
“Anche per via della parziale attuazione del federalismo fiscale, si è allargata la forbice della disuguaglianza sul terreno dei diritti, a cominciare da quello alla salute. Non era necessario aspettare il Covid per scoprire le “venti sanità regionali”.
C’è una soluzione politica a questo grave problema istituzionale?
Della Loggia scrive ‘torniamo al 2001′, Zaia e la Lega propongono di andare verso l’autonomia differenziata ma questa è già proceduralizzata all’interno della stessa riforma del Titolo V. Non questa è la soluzione anzi, la stessa previsione dell’autonomia differenziata o federalismo a geometria variabile, che dir si voglia, all’interno del Titolo V, dimostra il potenziale secessionista della riforma.
“L’equilibrio istituzionale può essere ritrovato rilanciando il tema del presidenzialismo accanto all’autonomia differenziata?
L’autonomia c’è, il presidenzialismo verrà. Le sembra un compromesso intelligente? Solo banalizzazione e propaganda, parliamo di roba incommentabile”. Giovanni Vasso.
E in tutto ciò abbiamo una Italia già divisa in due economicamente.
Con un NORD avvantaggiato economicamente e finanziaramente a discapito del SUD considerato di serie B . Addirittura ancora colonizzato!!
Ma l’Italia non solo deve essere unita, quanto più non può e non deve avere tali disparità di trattamento per essere forte in una NUOVA EUROPA DEI POPOLI; SOCIALE; SOLIDALE e GRANDEMENTE UMANIZZATA.
Diversamente il Nord sarà il fanalino di coda, —Sud dell’ Europa—, e il Sud ancor più sud dell’Europa ,— Nord dell’ Africa , terzo mondista— .
In poche parole entrambe nullità in un mondo globale dove conta solo l’UNIONE , LA FORZA e la POTENZA ECONOMICA.
avv. Alfonso Senatore
Meridione Nazionale