Addio senza rimpianti al 2020… e speriamo in un 2021 migliore
Quest’anno volge al termine. Per fortuna. E senza rimpianti. Uno peggiore di questo il nostro Paese non lo viveva dagli anni terribili del secondo conflitto mondiale, quando la stragrande maggioranza di noi non era ancora nata.
Se ne va un anno funestato da tanti, troppi lutti. Un anno devastante negli affetti e in economia a causa di un virus che ci ha tenuti chiusi in casa, ha bloccato le attività produttive, ci ha negato di festeggiare come gli altri anni la Pasqua e il Natale, ci ha impedito di onorare come è giusto e doveroso i nostri defunti, ha compresso le nostre libertà costituzionali, ha stravolto le nostre abitudini, il nostro stile di vita.
Speriamo che nell’anno nuovo si volti davvero pagina e non solo per il vaccino anti-Covid. Non sarà semplice e le ferite da rimarginare, siano esse psicologiche o socio-economiche, saranno tante oltre che problematiche. Ci sarà tanta strada da fare e molto da recuperare. Nulla sarà come prima non perché tutto cambierà, magari in meglio, ma semplicemente perché l’esperienza vissuta quest’anno sarà indelebile e farà parte per sempre del nostro bagaglio culturale, del nostro vissuto, della nostra storia personale e di popolo.
L’auspicio è che il nuovo anno ci porti una classe dirigente migliore, più competente, più matura, più esperta e capace. Temo, però, che questo resterà solo un desiderio, una chimera. Non si vede nulla di nuovo e di buono all’orizzonte. Abbiamo un governo modesto, tanto per usare un eufemismo e non essere troppo tranchant in questi giorni di festa. Il guaio più grosso, però, è che non entusiasmano neanche le possibili alternative. Abbiamo, purtroppo, una classe politica orfana di leadership vere, autorevoli, credibili.
Siamo messi male e l’emergenza coronavirus ha mostrato, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, come la nostra organizzazione statuale sia debole, mal strutturata, illogica, confusa e conflittuale. Non bastavano il virus e lo sproloquiare dei virologi, a confonderci con decreti e ordinanze, sovrapposti e contraddittori, ci hanno pensato premier, governatori di regione e sindaci. Che bailamme! Poveri italiani! Non siamo per l’uomo solo al comando, ma almeno un po’ d’ordine nell’individuare chi è responsabile e di cosa è il minimo che pretendiamo.
E veniamo alla nostra città. Cosa augurarle? Cosa augurarci? Covid a parte, l’auspicio è che si volti pagina. Dove? Un po’ ovunque, partendo dal Palazzo di Città.
Il nostro Ente Comune, ormai già da un po’, non rappresenta più un modello virtuoso, anzi. La sua struttura è anchilosata, inadeguata, vetusta, disorganizzata. Negli ultimi dieci anni, invece di approfittare di alcune centinaia di pensionamenti per ammodernare la sua organizzazione con personale non solo più giovane ma soprattutto più preparato e funzionale alle esigenze di un’Azienda-Comune proiettata nel futuro, l’abbiamo sconquassata, appesantita, disarticolata, svilita. Ci ha pensato la precedente Amministrazione Galdi, ma la botta finale e più devastante l’ha data l’attuale Amministrazione Servalli, confondendo il ruolo del Comune, che è allo stesso tempo un ente pubblico ed un’azienda, ma di certo non è un ente di pubblica assistenza e beneficenza. In altre parole, la macchina comunale si è rinnovata seguendo spesso logiche ben lontane da quelle dell’efficienza e della funzionalità. Il risultato? Un disastro organizzativo che si rifletterà per i prossimi venti e forse anche trent’anni. Bel regalo.
Ciò detto, visto che la speranza per un cristiano è sempre l’ultima a morire, l’auspicio è che il sindaco Servalli in futuro cambi registro. A cominciare, come dicevamo prima, dalla macchina comunale che guida: forse qualche operaio in più per saldare un tombino, verniciare le strisce pedonali o tappare un buco, servirà più di tanti oggetti misteriosi che vagano per il palazzo. Così come qualche vigile in più, molti in più in verità; e perché no qualche esperto in informatica o che magari sappia almeno smanettare, visto che il digitale (in generale, i servizi on line) nel nostro Comune sembra essere quasi un illustre sconosciuto…
L’auspicio è che cambi registro cominciando a lavorare per un progetto di città che ad oggi non si vede, mettendo in cantiere quello che ha proposto nel suo programma elettorale, dove ha parlato di una “città europea” che forse vede solo lui e il suo cerchio magico.
L’auspicio è che cambi qualcosa dalla sanità (ospedale, cittadella salute e casa del parto) ai rifiuti ed economia circolare.
L’auspicio è che cambi registro con una reale progettualità dell’offerta culturale e turistica dando concretezza al progetto di Cava Città Parco Culturale, ridando dignità e centralità alla Biblioteca comunale ed una nuova mission alla Mediateca.
L’auspicio è che almeno in parte i bei propositi, i concetti sontuosi e i termini altisonanti del programma elettorale del sindaco Servalli trovino un mimino di realizzazione e non restino lettera morta.
Fermiamoci qui, perché l’elenco degli auspici è lungo.
Buon anno nuovo. Di cuore.