Un posto al sole… a Metellia
Era prevedibile che l’avviso pubblico di selezione di Metellia per l’assunzione di 15 operatori ecologici sarebbe stato oggetto di particolare attenzione, ma anche, per un aspetto di cui parleremo, di dure polemiche e formali proteste da parte dell’opposizione. E, in questo senso, era abbastanza scontata la reazione che poteva avere il gruppo consiliare de “La Fratellanza”, sempre molto attento a quello che avviene nel palazzo e dintorni.
Il terreno che stiamo affrontando, quello delle assunzioni, è molto scivoloso. Una premessa è d’obbligo: chi scrive è amico di vecchia data degli attuali amministratori di Metellia, i quali, non solo per questo vincolo amicale, sono di sicuro persone competenti e perbene. Per questo, per evitare ogni possibile condizionamento ed anche a rischio di risultare imprecisi, abbiamo evitato di contattarli per avere lumi sulle modalità di selezione statuite nel bando.
Detto ciò, partiamo da un dato di fondo che non appare affatto irrilevante e secondario. La Metellia è una società sana, ben gestita, efficiente. In altre parole, non è il solito carrozzone pubblico. Questo, ovviamente, non toglie che la gestione sia perfettibile e che i servizi siano migliorabili, così come non impedisce a nessuno di muovere critiche, rilievi o avere perplessità sull’operato dei suoi amministratori.
L’oggetto della dura denuncia dei consiglieri della Fratellanza è un punto dell’avviso pubblico, ovvero quello in cui viene definito come requisito obbligatorio di ammissione alla selezione l’aver maturato per per almeno tre mesi l’esperienza come operatore ecologico presso Enti/Aziende
pubbliche e/o private operanti nel settore dei rifiuti.
In tutta onestà, il requisito richiesto in sé non appare scandaloso, al contrario, sembra più che comprensibile. Una società di servizi come la Metellia, molto spinta sul piano dell’efficienza, non può che trovare utile la richiesta di un simile requisito. In altre parole, significa garantirsi a priori personale esperto, già formato e rodato. E se questa esperienza di lavoro è stata maturata nella stessa Metellia, l’azienda si ritrova a selezionare personale conosciuto e valutato sul campo e nel tempo.
Un’azienda privata, diciamoci la verità, agirebbe così, non certo diversamente. E di questo possiamo fare una colpa agli amministratori di Metellia. Assolutamente no!
La questione, all’apparenza così semplice, alla fine non lo è affatto. Lasciando stare ogni disquisizione sulla natura giuridica della Metellia, che lasciamo agli esperti del settore, sta di fatto che non si può prescindere dal suo essere una società di capitale pubblico partecipata interamente dal Comune di Cava de’ Tirreni. Questo per dire che, nell’immaginario collettivo, al di là, ripetiamo, della sua natura pubblica o privatistica, la Metellia e il Comune metelliano sono tutt’uno. In altre parole, essere assunto a Metellia rappresenta l’agognato posto pubblico. E’ come essere assunto al Comune, solo che invece di essere un impiegato o un operaio, si è operatore ecologico. Insomma, per molti, più a torto che a ragione, essere dipendente della Metellia equivale ad avere il classico… posto al sole!
Ad onor del vero, c’è anche da evidenziare un altro elemento, ovvero che aver maturato un’esperienza nel settore, anche in altre aziende finanche private, non sempre è il frutto di procedure limpide, oggettive. Insomma, per le considerazioni che abbiamo detto prima, restringere l’ammissione solo a chi ha maturato un’esperienza nel settore diventa un criterio terribilmente discriminante. E’ una sorta di circuito chiuso. Un po’ come nei castelli medioevale con i fossati infestati da coccodrilli: chi sta dentro sta dentro, chi sta fuori si arrangia.
Come conciliare allora efficienza e trasparenza? Bella domanda. Anni fa, neanche poi tanti, sia con l’Amministrazione Fiorillo che con quella Gravagnuolo, se non erro si procedeva ad un pubblico sorteggio fra quanti avessero ovviamente tutti gli altri necessari requisiti. Questo per evitare che si insinuasse il dubbio che i bandi di selezione del personale fossero scritti come abiti sartoriali da far indossare ai fortunati prescelti.
E’ oggi possibile ed auspicabile una siffatta procedura? Non sta a noi rispondere, ma c’è da riflettere sul fatto che Metellia debba pagare dazio per la contrapposizione politica e non per fatti gestionali. In altre parole, avere contraccolpi per la naturale associazione con l’attuale Amministrazione comunale, che, da quando si è insediata, appare agire in modo accelerato come se si stesse preparando ad una nuova campagna elettorale.
Un fatto è certo: le assunzioni nel nostro martoriato Mezzogiorno e in questo particolare momento così triste e disgraziato, sono operazioni tremendamente difficili, complesse, finanche pericolose. E la minaccia dei consiglieri della Fratellanza, per nulla velata, di rivolgersi alla Magistratura è benzina sul fuoco, mai come in questi tempi.
In conclusione, l’auspicio è che a prevalere sia il buon senso, ma che soprattutto insieme all’acqua sporca non venga buttato via anche il bambino.